N.ro 1

DI ALCUNE PERSONE...,
di Salvo

Per ventitrè anni ho vissuto di speranze, di attese. Alla ricerca di rapporti che appagassero il mio egoismo. Vivevo in una realtà di provincia (la periferia dell'Impero, definivo sarcasticamente allora la mia città natale) con tutti i suoi limiti e i suoi difetti. Notavo che le nostre storie, le storie di quelli che in un modo o in altro rifiutano di inserirsi nella società o ne sono rifiutati (poco importa la distinzione), erano tristemente uguali. Uno sguardo comunicava già la disperazione che nulla era cambiato dall'ultima volta che ci si era incontrati. Qualcuno ogni tanto partiva e, con discrezione, faceva perdere le tracce di sè. Qualcun altro lo vedevi partire davanti ai tuoi occhi, giorno dopo giorno. Era davanti a te, ma era come se non ci fosse. O forse ero io che non rientravo più nel suo quadro percettivo. Eravamo tristemente uguali. L'incontrarci, man mano che passava il tempo, ci procurava fastidio. Improvvisamente, decisi di partire. Giunsi a Bologna. Qualche amico, pochi soldi in tasca e la voglia di ricominciare. Di quel periodo ricordo le concitate e convulse assemblee all'interno delle facoltà occupate, i cortei per le strade cittadine, le prime (per me) perquisizioni in casa di amici e compagni. Già, i compagni. Quanti ne ho conosciuti in questi ultimi due anni. Ma cosa sono i compagni? Cos'è il movimento? Stessa storia di prima, stesse facce tristi, stessa disperazione. Un senso di vuoto mi prese. Limitai le mie conoscenze nell'ambito di un gruppo ben definito. Inizialmente mi sentivo appagato. Poi... vi fu un cambiamento in me, di non poca importanza. Mi accorgevo che ero stato fino ad allora alla ricerca di un gruppo, magari uno qualsiasi, che mi comunicasse protezione, che mi facesse sentire al riparo dalla bufera che fuori imperversava. Ma, ripeto, qualcosa stava mutando in me. Ne avvertii i sintomi, e per un po' mi ritrassi in disparte. Furono settimane difficili. Nello stesso momento mi avvicinavo sempre più alle idee anarchiche. E con quale meraviglia mi accorsi che non avevo più bisogno di nessuno, o meglio, che mi sarei scelto liberamente i rapporti con gli altri. E conobbi altre persone. Di alcune mantengo immutato un ricordo intenso, ricco sotto molti punti di vista. Con questo mio breve scritto voglio ricordarne alcune. Per pura necessità, e non per scelta, userò degli pseudonimi. Luca è una persona che a conoscerla ti stupisce per la sua semplicità. Generoso quanto duro nelle scelte, nelle varie occasioni che ho avuto modo di frequentarlo mi ha comunicato la gioia nel fare le cose e, soprattutto, nel non sacralizzarle. Agire per sè, agire per gli altri, poco importa. E' importante sapere quali sentimenti investi nell'azione. Avrei voluto conoscerlo di più di quanto mi è stato possibile. A lui va il mio affetto più sincero. Valerio ha avuto una funzione fondamentale nella mia vita. Grazie a lui, ho limato alcuni miei atteggiamenti, alcune mie posizioni. Sono un po' più critico nei miei confronti, un po' più di prima. A volte, nei suoi confronti, a dispetto della differenza d'età che ci separa, mi accorgo di assumere un atteggiamento paternalistico. Assurdo, ma quando si vuol bene a una persona, si è portati inevitabilmente a considerarla alla stregua di un sopramobile (come direbbe Bakunin). Il solo pensare che la tua azione, magari maldestra, possa procurare conseguenze imprevedibili a chi ti sta accanto, ti atterrisce. A volte mi sento un antiquario! Infine Stefano. Ha attraversato la mia vita come un rullo compressore. Ogni tanto ripassa. Ricordo che inizialmente mi facevo da parte, e lui continuava la sua corsa noncurante del mio gesto. Ora non più. Mi piace sentirmi investito dalla sua vitalità. E' come una doccia-schiuma. Dopo ti senti tonificato. Delle altre persone non ricordo nulla. Nè i loro volti, nè come si chiamassero, nè cosa dicessero. Come deboli spettri hanno attraversato per un attimo la mia vita. E sono già lontani. Luca, Valerio e Stefano non sono solo dei compagni, sono molto di più. Dovunque andrò li porterò sempre con me, presenti in ogni mia azione, come se mi fossero materialmente accanto in quell'istante...

dicembre '91

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