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IL MOVIMENTO DEI NERI E LA POLITICA DEGLI ANNI '60,
di Francesco Gugliara

All'inizio degli anni sessanta si assiste negli Stati Uniti ad una ripresa dell'attivismo politico dei militanti di colore. Nell'aprile del 1960 un gruppo di studenti si staccò dallo SCLC (Southern Christian Leadership Conference - Conferenza dei Leaders Cristiani del Sud), movimento fondato e diretto dal pastore della Chiesa Battista Martin Luther King, e fondò una nuova organizzazione: lo SNCC (Student Non Violent Coordinating Commettee - Comitato non violento di Coordinamento Studentesco). Nello statuto si escludeva la possibilità di trasformazioni sociali con mezzi e azioni violenti. Dal 1961 al 1963-64 lo SNCC coordinò numerose proteste contro la segregazione nei locali pubblici, nei trasporti, negli uffici, eccetera. La sua azione, però, era di netto stampo democraticista. Attraverso una nuova organizzazione chiamata COFO (Council of Federated Organizations), sviluppò una intensa attività di mobilitazione che aveva lo scopo precipuo di garantire a tutti i costi la registrazione della popolazione di colore nelle liste elettorali (sic!). La politica del COFO fu naturalmente criticata dai settori più radicali del nascente movimento nero che rimproveravano il fatto di essere ricorsi ad un'arma e a strumenti tradizionali e screditati come il voto. Chi si fregò le mani furono invece i Kennedy che incoraggiarono tale rivendicazione prevedendo di contare in futuro sul nuovo elettorato per l'espansione della propria base elettorale. In questo periodo lo SNCC fu generosamente finanziato dal Partito Democratico e da Enti e Fondazioni private, in particolar modo dalla Field Fundations e dalla Taconic. Ma la collaborazione con il PD doveva svanire di lì a poco spostando lo SNCC su posizioni più radicali. Nel frattempo le difficoltà economiche interne che l'amministrazione americana doveva registrare (difficoltà derivate dall'aumento delle spese belliche e dal massiccio appoggio economico che l'amministrazione americana sosteneva nei confronti di paesi alleati come Taiwan, la Corea del Sud, il Giappone, il Vietnam, la Thailandia, ecc.), appesantivano le condizioni di vita dei lavoratori, in particolar modo di quelli neri. Nel solo 1959 si ebbero ben 69.000 ore di sciopero in tutti i settori, la maggior parte delle quali frutto di agitazioni spontanee che sfuggivano al controllo dei sindacati. Dal punto di vista sindacale la maggioranza dei neri non aveva copertura poiché i sindacati affiliati all'AFL (American Federation of Labor) non iscrivevano nelle loro organizzazioni lavoratori di colore. Pertanto nel 1959 fu costituita una nuova organizzazione sindacale: la NALC (Negro American Labor Council). Nel frattempo le agitazioni sociali si spostavano sempre più sul terreno laddove le contraddizioni si facevano più pesantemente sentire: ovvero i ghetti. L'entrata in scena di un sottoproletariato urbano poco incline per natura ai patteggiamenti e alle tattiche, doveva dare inizio ad una stagione di rivolte. Si cominciò nel 1963 nel quartiere nero di Birmingham nell'Alabama. Nel giugno e nell'agosto dello stesso anno furono organizzate imponenti manifestazioni a Detroit e una marcia su Washington, promossa sempre da Martin Luther King, con lo scopo di ottenere dall'amministrazione kennedyana la legislazione dei diritti civili. In realtà si trattò dell'ennesimo tentativo di incanalare le rivolte spontanee ed autoorganizzate su binari riformisti. Le paure dei dirigenti delle organizzazioni integrazioniste erano d'altronde fondate. Infatti, di lì a poco, si verificò un'esplosione popolare ad Harlem nel 1964 e successivamente a Rochester, Chicago e Philadelphia. Ad Harlem la rivolta scoppiò allorché un poliziotto fuori servizio uccise un ragazzo nero di 15 anni. Nei giorni successivi la folla attaccò la polizia con pietre, bastoni, bombe molotov anche nel quartiere di Brooklyn. Il bilancio fu di 6 morti e quasi 200 feriti. L'anno successivo un'altra rivolta scoppiò nel ghetto di Watts a Los Angeles. Sulla scia dell'assassinio di Malcom X e dopo il pestaggio effettuato da alcuni poliziotti nei confronti di un automobilista nero, l'intera città californiana per quasi una settimana dovette registrare la rivolta della gente di colore, tra palazzi in fiamme e negozi saccheggiati. Anche in questa occasione il bilancio fu assai pesante: 34 morti, quasi 1.000 feriti, 4.000 arrestati, 40 milioni di dollari di danni. Nel 1966-67 decine di città americane furono investite dai riots: Atlanta, Omaha, Dayton, Chicago, Newark, Detroit. In quest'ultima città, capitale dell'auto USA, la rivolta scoppiò a seguito dell'omicidio di un ragazzo nero di appena quindici anni per mano di un ufficiale di polizia in borghese. Gli abitanti di Detroit, esacerbati da lunghi anni di miseria e dalle vessazioni della polizia, scesero nelle strade scontrandosi con i poliziotti: furono incendiati numerosi negozi e i reparti inviati per domare la rivolta furono attaccati dai dimostranti con bombe incendiarie, armi da fuoco e con i più svariati oggetti contundenti. Secondo alcune statistiche le rivolte aumentarono di numero progressivamente di anno in anno raggiungendo la cifra di centotrentuno città interessate dai disordini nel 1968. Le rivolte nei ghetti avevano definitivamente affossato la politica portata avanti da associazioni come lo SNCC e quindi da Martin Luther King. Contemporaneamente andava maturando una nuova politica autonoma ispirata ai concetti della filosofia politica del nazionalismo nero. Nel marzo del 1964 Malcom X abbandonava il movimento dei Mussulmani Neri, i Black Muslims, a cui aveva aderito all'inizio degli anni cinquanta, a seguito di dissidi e contrasti sorti sulla linea cosiddetta separatista dei BM. Nel giugno del 1964 Malcom X fondò l'OAAU (Organizzazione per l'Unità Afro-americana) che comprendeva nel programma il problema dell'autodifesa, dell'autodetermina-zione, dell'istruzione e della lotta politica ed economica. Compì viaggi all'estero contattando forze e movimenti rivoluzionari: cercò di creare all'interno degli Stati Uniti una organizzazione di massa e rifiutò rapporti e alleanze con i bianchi radicali e/o liberals. Un colpo di pistola sparatogli contro nel febbraio del 1965, a New York, mise fine alla sua vita, sintetizzabile nel concetto di Potere Nero (Black Power), aveva già in se le forze necessarie per avanzare nella comunità nera. Il Black Power teorizzava l'esigenza di una forza organizzata, dello sviluppo di un movimento dei neri per i neri, della costituzione di centri economici, sociali e culturali indipendenti e infine la necessità del recupero della identità politica e culturale della comunità nera privata della propria cultura africana, delle proprie tradizioni. Il Black Power, complesso eterogeneo che comprendeva posizioni come quelle dei panafricanisti o quelle del fronte unito dei neri, rappresentò il passaggio del movimento dei neri americani dal riformismo al nazionalismo rivoluzionario. Esso esprimeva sostanzialmente le posizioni ideologiche della piccola borghesia intellettuale emarginata dal controllo del potere. Lo stesso termine Power denotava una certa ambiguità. Alcuni settori governativi non lesinarono solidarietà al nascente movimento, con il chiaro intento di catturare consensi e voti. Potere Nero uguale Capitalismo Nero? Dal 1965 in poi le agitazioni dei neri si svilupparono con ritmo serrato e si radicalizzarono sempre più. Il moltiplicarsi delle azioni repressive del governo imponeva la ricerca di nuove forme di resistenza. Pertanto il 15 ottobre del 1966 veniva fondato a Oakland, in California, da H. P. Newton e Bobby Seale, il Black Panther Party for Self-Defense (Partito della Pantera Nera per l'autodifesa). Il BPP era diretto da un gruppo di radicali neri che si poneva come avanguardia rivoluzionaria del proletariato e del sottoproletariato dei ghetti delle grandi città, le Black Metropolis, dove maggiormente erano concentrati i lavoratori. Il gruppo dirigente redasse, nell'ufficio del centro di assistenza dei poveri di North Oakland, un programma sintetizzato in dieci punti: I - Vogliamo la libertà e l'autodeterminazione (...). II - Vogliamo condizioni di pieno impiego per la comunità nera (...). III - Vogliamo che finisca lo sfruttamento della nostra comunità nera da parte dei capitalisti (...). IV - Vogliamo abitazioni decenti, adatte a esseri umani (...). V - Vogliamo per la nostra gente un'istruzione che chiarisca la vera natura di questa società americana decadente (...). VI - Vogliamo che tutti gli uomini neri siano esenti dal servizio militare (...). VII - Vogliamo che finiscano immediatamente le brutalità poliziesche e gli assassini della gente nera (...). VIII - Vogliamo la scarcerazione di tutti i neri detenuti nelle prigioni e carceri federali, statali, di contea e municipali (...). IX - Vogliamo che la gente nera portata a giudizio sia giudicata in tribunale da una giuria scelta nel medesimo nucleo sociale (...). X - Vogliamo terra, pane, abitazioni, istruzione, vestiario, giustizia e pace (...). Al di là dell'eccessiva schematizzazione dettata da motivi di spazio e di sintesi emerge comunque da questo programma un mix di radicalità e di richiami alla Costituzione violata, di populismo e di democrazia. Insomma, a mio avviso, non è falso affermare che il BPP lottava per la creazione di uno Stato Nero in contrapposizione (o in coesistenza?) con lo Stato Bianco. All'inizio dell'attività politica, il BPP contava pochi aderenti, e l'elaborazione teorica non risultava molto approfondita. Si costituiscono pattuglie armate per la difesa delle comunità nere e si acuisce lo scontro ideologico con alcuni gruppi politici accusati di avventurismo mentre nel contempo si stringono alleanze con forze della nuova sinistra e con minoranze organizzate. L'organizzazione assume sempre più connotazioni di classe. Il governo americano intensifica il controllo attraverso i suoi storici tentacoli (FBI, CIA) ed osserva con apprensione il consenso di cui il BPP gode soprattutto nei quartieri più poveri delle grandi metropoli. La prima azione politica della nuova organizzazione si ebbe a North Richmond, in occasione del brutale assassinio di un giovane di colore, Denzil Dowell, da parte di un poliziotto della contea di Contra Costa. Il BPP non solo riuscì ad assicurare un servizio d'ordine (armato) durante la manifestazione di protesta ma mobilitò una gran quantità di gente. Il BPP dava l'impressione di un'organizzazione ferrea, che usava un linguaggio accessibile ai più, fatto di slogans mutuati dall'esperienza politica della Rivoluzione Culturale Cinese. In questo periodo però l'azione più eclatante fu quella che un gruppo di Pantere Nere, con a capo Bobby Seale portò a compimento il 2 maggio del 1967 a Sacramento, in California, dove al Palazzo del Campidoglio si stava discutendo una proposta di legge intesa a vietare ai neri il diritto di possedere e portare armi. In questa occasione Bobby Seale, presidente del Partito, e una trentina di militanti neri armati, dopo essere saliti sulle scalinate del Palazzo del Campidoglio, lesse una dichiarazione in cui si denunciava il carattere di classe del provvedimento all'esame e la incostituzionalità stessa del progetto di legge. La risposta delle autorità fu immediata: 23 pantere nere furono arrestate e con loro Bobby Seale. L'azione ripresa da giornalisti e cineoperatori fu rilanciata in tutta l'America e l'altra America, quella dei neri, elevò quest'azione a simbolo della loro lotta. Rapidamente sorsero dal nulla numerose sezioni locali del BPP. Nel frattempo gli USA devono far fronte ad un'altra contestazione, quella che critica e mette in discussione la american way of life. Gli studenti si organizzano e manifestano contro la guerra e contro il servizio obbligatorio di leva. Gli scioperi nell'industria aumentano (soprattutto quelli non official) raggiungendo complessivamente nel 1967 le 42.100 giornate di protesta e di astensione dal lavoro. Le esplosioni di rabbia e le lotte violente dei neri dei ghetti di Detroit, Newark, Chicago, Washington, nonché l'allargamento dell'indisciplina sociale ad altre minoranze etniche (Indiani, Portoricani, Chicanos), scatenarono una durissima repressione da parte governativa. Furono usati tutti i mezzi: arresti preventivi, residenze coatte, impiego di prodotti chimici come il Mace (un potente lacrimogeno che si proietta sotto forma di liquido ma che a contatto con l'aria si trasforma in vapore; brucia la cornea, dà il soffocamento, può portare all'accecamento e alla morte), fucili speciali (gli Stoner vietati dalle Convenzioni Internazionali). Si impiegarono in servizio d'ordine pubblico più di 70.000 uomini dell'esercito e della Guardia Nazionale; addirittura nel ghetto di Detroit venne utilizzata la 102° divisione di cavalleria aerotrasportata appena rientrata dal Vietnam. Più di sessantasette furono i morti e centinaia i feriti. Fu in questi giorni di rivolta che a Los Angeles furono istituite le unità speciali antiguerriglia, chiamate SWAT Squads. Gli arresti e la morte di gran parte dei quadri del BPP portò inevitabilmente ad una nuova leadership. Lentamente il Partito delle Pantere Nere si andava spostando su posizioni marxiste-leniniste. Si fa via via più serrata la polemica ideologica nei confronti di altri gruppi neri impegnati politicamente: il BPO (l'organizzazione del Black Power), gli US di Ron Karenga, il RAM (Movimento di Azione Rivoluzionaria), la SDS (Students for a Democratic Society). In seguito, alcuni ex-SDS formeranno i Weathermen che propugneranno la lotta armata e il rovesciamento dei poteri costituiti. Nel gennaio del 1968, in seguito all'arresto di H. P. Newton, accusato di omicidio, il BPP promosse una serie di iniziative volte ad ottenere la sua liberazione, alleandosi dapprima con il Peace Freedom Party (un'organizzazione di radicali bianchi che tentavano di costituire una struttura unificante della Nuova Sinistra) e, successivamente, con lo SNCC. Quest'ultimo accordo fallì per le grandi differenze che intercorrevano tra i due gruppi. Nell'aprile del 1968 accadde un fatto molto significativo ed emblematico del livelli raggiunti dallo scontro in atto nella società tra i movimenti bianchi e neri: Martin Luther King venne ucciso a Memphis nel Tennessee e a seguito di ciò scoppiarono in tutta l'America rivolte sanguinose. 68.000 soldati furono chiamati a sedare i tumulti in ben 124 città diverse. Si contarono 45 vittime e 20.000 arresti. I dirigenti della SCLC, a cui King apparteneva, aiutarono le autorità governative a domare la rivolta. Come premio la SCLC ebbe un milione di dollari donati dalla Fondazione Fields e fu varato il progetto meglio noto come Civil Right Bill. Il 1969 rappresentò una delle punte più alte dello scontro tra le forze radicali e il Sistema. Il Black Panther Party è una delle organizzazioni che subisce più di altre i duri colpi inflitti dalla repressione: devastazioni di sedi da parte della polizia; perquisizioni dei dirigenti; centinaia di arresti; attentati e condanne varie; militanti del Partito assassinati. Dal maggio 1967 alla fine del 1969 si hanno oltre mille arresti e 19 uccisioni di Pantere; oltre 125 accuse per complotto dinamitardo, tentato omicidio, rapina, incendio doloso; oltre 152 accuse per delitti di natura violenta come omicidio, incendio doloso, aggressione; molte accuse di resistenza durante gli assalti della polizia ai membri e alle sedi delle Pantere; oltre 150 accuse per detenzione di armi; oltre 129 accuse per oltraggio a pubblico ufficiale; oltre 124 accuse per detenzione di narcotici; 4 casi di renitenza alla leva e numerose altre accuse. Ma nonostante ciò, il BPP intensifica le iniziative per consolidare i legami con la comunità nera. Vengono istituite mense popolari gratuite per bambini e scuole di liberazione. Vengono allacciati rapporti con Cuba e con i movimenti di liberazione marxisti africani e asiatici. Ma per il movimento delle Pantere Nere, incalzato dalla repressione e dilaniato dalle divisioni interne, è oramai solo il canto del cigno.

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