N.ro 2

IO (O ALMENO QUALCOSA DI ME):
di Paolo Bertucci

In questo periodo mi sento vuoto, mi sembra tutto così privo di senso. Vivo in un punto interrogativo e questo non mi piace, mi sembra di avere perso l'energia che mettevo nel mondo. Quell'energia di amore e violenza che metto nel mondo che mi circonda ogni qual volta la mia mente nella sua ricerca si ferma su una convinzione. Sulla base di questa convinzione, desiderio, prendo e inizio a giocare con la realtà. Io lo faccio in tanti modi, penso che ognuno abbia i suoi a seconda di quali sono le sue idee e qual'è la realtà che lo circonda. Io per esempio intorno a me trovo che ciò che oggi manca è la fantasia, oltre alle possibilità economiche; insomma manca quasi a tutti una ricerca mentale sulle infinite azioni possibili di creazione e distruzione dello spazio. Per questo io inizio per primo a farmi vedere da tutti mentre rompo le mille regole e regolette scritte o di senso comune che determinano il comportamento che si deve tenere in un determinato spazio e il rapporto che una persona deve (dovrebbe) avere nei confronti dello spazio.
Lì si va per fare una cosa?
Io ci vado e ne faccio tutta un'altra!
Lì ci va quel tipo di gente?
io ci vado e ci porto tutt'altra gente!
Quella cosa serve?
Io la smonto!
Ecc. ecc.
Io, quando mi capitano questi periodi sto proprio bene, arrivando ai limiti del possibile (possibile non come legale, ma come tutto ciò che si vuole e che si può fisicamente fare all'interno dello spazio) si intravede l'impossibile, quello che oggi è chiamato utopia (e che compie così un salto qualitativo nella ricerca). Se rompo le regole comportamentali all'interno di uno spazio e riesco a costruire nuovi legami con persone e cose, poi inizio a pensare a modificazioni della struttura stessa dello spazio, rendendo così pensabile ciò che oggi è utopia, nuove relazioni fra esseri, nuovo tempo in un nuovo spazio. Poi ho i periodi come questo che è ora, invece, in cui sono annoiato, e più mi annoio più creo noia intorno a me. Sono dominato dallo spazio e faccio solo quello che devo fare. Interiorizzo tutto passivamente, guardo senza fantasia stanze, oggetti, strade, persone. Entra dentro di me il tempo ritmato della monotonia. E dato che non posso fare niente allo spazio, guardo la tv, dove non si può fare niente allo spazio, ma almeno si vede uno spazio diverso. Come sto male però. Sembro un punto interrogativo con tutte frecce puntate contro. Quando invece sto bene sono così: nella dualità. Poi ci sono quelli così che sono quelli che sanno tutto! Non ricercano niente! Hanno la loro ideologia preconfezionata e impacchettata! E basta! tutto è spiegato! Io spero che presto riacquisterò la mia dualità, comunque già scrivere questo mi ha fatto un gran bene.
Grazie.

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