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This issue is dedicated to conspiracy theories and their relations with the revolutionary struggle. Some info about the Spunk-Press electronic archive, a note about the zapatista uprising and the story of "Mano Negra", an old anarchist (?) cospiracy that periodically recur.
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rAn, n.8, maggio 1995

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per la liberazione dell'intelligenza

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In un romanzo di Chesterton si scopre che il fantomatico "Consiglio Centrale Europeo dell'Anarchia" e' composto da poliziotti mascherati che si combattono tra loro scambiandosi, appunto, per anarchici.

Questo e' il punto: il grande mostro dell'Anarchia, temuto ed avversato in mille modi, non e' altro che il frutto della paura che esista realmente, cioe' la paura del sogno. Cosa ancor piu' vera oggi che neppure i comunisti credono piu' al "fantasma che si aggira per l'Europa".

E, non trovando piu' l'Utopia, da una parte e dall'altra, ci si contenta del Complotto.

Tempo quindi di complotti: veri, presunti, temuti, auspicati, immaginari, teorici...

Da parte nostra, preferiamo i complotti surrealisti.

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autopsie

Controinformazione, dietrologia e teoria del complotto

1. Teoria Generale del Complotto

Dietro la facile ironia che puo' suscitare, la Teoria del Complotto ha delle caratteristiche che, a differenza della Controinformazione e della Dietrologia, le hanno permesso di superare brillantemente la rivoluzione informatica e di adeguarsi comodamente al Villaggio Globale.

Definiamo Teoria Generale del Complotto (TGC) una teoria che parta da questi presupposti minimi:

1) Il governo "reale" del pianeta Terra non e' quello che siede nei parlamenti dei vari Stati ma e' altrove.
2) Questo governo invisibile e' formato da persone (sconosciute ai piu') di diversa provenienza.
3) Questo governo invisibile utilizza anche strumenti "sporchi" per raggiungere i propri scopi.
4) Lo scopo principale e' quello di mantenere il controllo del pianeta e di perpetuare il potere del governo invisibile.
5) Qualsiasi avvenimento di una certa importanza (o che e' ad esso collegato) e' provocato, direttamente o indirettamente, da questo governo invisibile.
6) Su tutto cio' e' possibile fare delle ipotesi di ricerca basandosi sull'analisi comparata degli avvenimenti correnti (e/o storici).

Per fare un esempio, una delle ipotesi di ricerca in voga attualmente tra i "complottisti" sostiene che "Gli Organismi pubblici e nascosti del Vaticano e dell'Impero Britannico sono impegnati in una lotta mortale per il controllo del mondo".

Ma, in pratica, una teoria cosi' come l'abbiamo descritta non la troverete da nessuna parte, esistono infatti una serie pressoche' infinita di sotto-teorie, e sono quelle che qui ci interessano, che si basano sui meccanismi descritti sopra e su altri presupposti, derivati logicamente dai precedenti, ad esempio:

1) C'e' un avvenimento sospetto. 2) Molto probabilmente dietro di esso c'e' qualcuno che, nascosto nell'ombra, trama.

A queste va aggiunto, per completezza, una ulteriore divisione in sotto-sotto-teorie che servono a distinguere l'origine dei complotti, ne elenchiamo alcune:

1) Complotti razziali (Bianchi, Neri, Cinesi...)
2) Complotti religiosi (Ebrei, Gesuiti, Islamici...)
3) Complotti economici (FMI, Trilateral,...)
4) Complotti politico sociali (Comunisti, Nazisti, Gladio, Massoneria, KGB, CIA, TREVI...)
Ognuna di queste sotto-sotto-teorie si basa sui meccanismi identificati nella TGC.

2. E' accaduto qualcosa di sospetto...

Vediamo di descrivere, concretamente, come funziona un tipico complotto.

Per prima cosa ci deve essere un avvenimento che deve coinvolgere (anche marginalmente) una persona nota o una persona ad essa "collegata" in qualche modo; l'effetto massimo si ha con il decesso della persona in questione. Questo effetto, che si potrebbe chiamare "Effetto JFK", e' spesso la causa prima che scatena il complottista.

Ma come si fa ad identificare, con certezza, un avvenimento del genere, come distinguerlo da qualsiasi altro? Basta che si presenti, in primo luogo, anche una sola di queste eventualita':

-L'avvenimento non ha avuto testimoni, o quelli esistenti si contraddicono a vicenda.

-Le istituzioni coinvolte sono reticenti se non addirittura impegnate ad ostacolare le indagini.

-Gli esperti del caso non riescono a dare una spiegazione univoca dell'accaduto.

In secondo luogo ci deve essere un collegamento (anche minimo) tra l'avvenimento odierno e qualche altro del passato, recente o remoto che sia, gia' collegato alla TGC.

Come avviene il collegamento? Basta anche una sola di queste eventualita':

-Tramite l'appartenenza di almeno uno dei protagonisti dell'avvenimento a particolari gruppi sociali.

-Tramite la presenza di almeno uno di questi gruppi sociali in qualche avvenimento precedente collegato alla TGC.

Facciamo un esempio.

L'8 dicembre 1972, un United Boeing 737 (volo 553) ebbe un incidente durante l'atterraggio a Chicago, tutti i passeggeri restarono uccisi. Vediamo come questa storia rientra nelle nostre categorie:

-L'avvenimento non ha avuto testimoni (vero, non si e' salvato nessuno).

-Il personaggio coinvolto era collegato ad un pezzo grosso: a bordo del velivolo c'era Dorothy Hunt, moglie di Edward E. Hunt, implicato nello scandalo Watergate, essa - si dice - portava con se' documenti riguardanti l'implicazione del Presidente Nixon nella corruzione dei testimoni al processo.

-Almeno uno dei protagonisti di tale avvenimento apparteneva a particolari gruppi sociali: i primi ad arrivare sul luogo della sciagura sono stati una dozzina di agenti dell'FBI che successivamente hanno ostacolato le indagini; almeno una dozzina di altre persone presenti sull'aereo avevano qualcosa a che fare con il Watergate o con il Dipartimento di Giustizia.

-Almeno uno di questi gruppi rimandava a qualche avvenimento precedente collegato alla TGC: gli agenti dell'FBI rientrano, per definizione, in questa categoria.

Un Comitato di Cittadini e' convinto che l'incidente sia stato provocato da agenti del Dipartimento di Giustizia. Volendolo classificare l'esempio ricade nella categoria delle sotto-sotto-teorie dei Complotti politico sociali (vedi sopra).

3. Teoria Generale del Complotto e Dietrologia

Un osservatore disattento potrebbe confondere TGC e Dietrologia in quanto hanno come loro oggetto di interesse avvenimenti molto simili, vediamo allora le differenze esistenti fra loro.

a) mentre la TGC scava a fondo anche sul piu' piccolo indizio, per quanto lontano o insignificante sia, la dietrologia si occupa - prevalentemente - di fatti eclatanti;

b) la dietrologia, a differenza della TGC, si basa maggiormente sulla stretta attualita', si alimenta con gli avvenimenti di tutti i giorni che vengono letti con una particolare angolazione;

c) per i dietrologi i colpevoli sono facilmente individuabili, ma sono di solito solo degli "utili idioti", dietro di loro si nascondono invece i cosiddetti "poteri occulti", che pero' (a differenza della TGC) sono comunque identificabili seppure genericamente;

d) spesso una dietrologia puo' diventare, nel tempo, un complotto.

Ancora un esempio.

L'esistenza della loggia P2 era nota alle cronache, almeno dall'inizio degli anni '70, soprattutto ai lettori dei settimanali tipo "L'Espresso" gia' molto prima della scoperta degli elenchi dei suoi aderenti (1981) e del gran polverone sollevato in seguito alla diffusione del nome e delle avventure di Licio Gelli.

All'inizio l'affaire P2 ha interessato soprattutto la dietrologia politica, l'esistenza di una rete di personaggi (piu' o meno noti) iscritti al club ha fatto da sfondo a molte ipotesi riguardanti gli avvenimenti piu' misteriosi della recente politica italiana che venivano riletti con la lente della loggia coperta. Solo negli ultimi tempi si e' cercato, soprattutto con il parallelo tra il "piano di rinascita nazionale" di Gelli e le vicende italiane degli ultimissimi anni, di collegare il tutto in una teoria complottista che funziona, piu' o meno in questo modo:

-la P2 esiste ancora;

-tutti gli avvenimenti nella quale compare la P2 sono funzionali ai suoi scopi;

-il suo piano e' quello di giungere al potere tramite i suoi aderenti;

-il regime Berlusconiano e' la realizzazione piena di questo progetto.

Anche questo esempio ricade nella categoria dei complotti politico-sociali.

Volendo riassumere in uno slogan le differenze potremo dire che alla domanda (della TGC): "chi complotta?" viene data la risposta "a chi giova?" propria della piu' vieta dietrologia riformista. Nel primo caso viene data per scontata l'esistenza di un qualche complotto, ma si e' consapevoli che e' difficile scoprirne gli autori, nel secondo, invece, la stupidita' arriva al punto di porre la fatidica richiesta "sia fatta luce!" rivolgendosi proprio a chi la luce l'ha mantenuta spenta, come quando si continua a chiedere la verita' su Ustica all'Aeronautica Militare.

4. Controinformazione e paranoia

Veniamo, infine, alla Controinformazione, la parolina magica che tante assemblee ha salvato e tanti compagni ha illuso negli ultimi venti anni.

Lo scopo principale dell'attivita' di contro-informazione e' stato quello di fornire delle notizie, su avvenimenti circoscritti, "altre" rispetto a quelle fatte circolare dagli apparati di potere e dai loro mass-media. L'esempio della controinchiesta sulla strage di Piazza Fontana alla base dello storico libro "La Strage di Stato" (1971) e' ancora valido: in una situazione nella quale molti compagni della "sinistra rivoluzionaria" venivano arrestati ed accusati di ogni sorta di attivita' criminali, si riusci' a ribaltare la situazione con una inchiesta di tipo giornalistico che mostrava il vero volto di alcuni dei protagonisti delle vicende di quegli anni, molto prima che tutto il resto del sistema dell'informazione si arrendesse all'evidenza che le accuse mosse agli anarchici erano delle grossolane montature giudiziario-poliziesche.

Fortunatamente la Controinformazione sfiora appena la Dietrologia e la TGC, in quanto e' ancora piu' settoriale della prima e non si lascia distrarre dalla seconda; dopotutto lo scopo "concreto" di lavorare per la liberazione e/o l'assoluzione di compagni nei guai non dovrebbe favorire distrazioni ludiche.

Per questa ragione la Controinformazione ha avuto un andamento discontinuo, collegato piu' al volontarismo dei compagni che ad una effettiva necessita'.

Tra gli ultimi esempi di Controinformazione "corretta", secondo la nostra definizione, potremmo ricordare quella collegata all'omicidio del compagno Pietro Greco "Pedro" (1985), giustiziato in stile nazista da agenti dell'ordine e che si voleva far passare per un pistolero sanguinario. A questo va aggiunto il lavoro raccolto nel libro-inchiesta "625" (1990) che mostra senza dubbio di smentita possibile l'utilizzo che viene fatto della famigerata legge Reale (1975) che da agli agenti dello Stato la licenza di uccidere.

L'unica pecca che possiamo ricordare a questo proposito e' la tendenza, di alcuni, a trasformare la Controinformazione in Paranoia, quella per intenderci dei compagni che hanno sempre "il telefono sotto controllo" o che vedono sbirri in borghese dappertutto, ma in questi casi spesso si sconfina in tratti caratteriali legati alle personalita' dei singoli che non ci interessava trattare in questa sede.

5. Gli Anarchici

Nel movimento anarchico sono presenti fautori di tutte le tesi che abbiamo cercato di descrivere finora anche se difficilmente qualcuno ammettera' di essere un "complottista" o un "dietrologo" e tutti rivendicheranno la priorita' della controinformazione nella loro analisi e nella loro prassi.

Eppure spesso ci si fa prendere la mano e si tende a giudicare prassi diverse dalla nostra come frutto di un lavoro da infiltrati, si tende a giudicare iniziative ed avvenimenti con l'idea preconcetta che possano essere parte di un piu' grande e complesso piano che il Potere (quello con la "P" maiuscola) ordisce contro gli Anarchici, suoi irriducibili oppositori.

Un esempio.

Il movimento anarchico reagi' in modo variegato alla bomba che Gianfranco Bertoli lancio' nel cortile della Questura di Milano (1973). La maggior parte di esso (stando almeno a quello che si puo' leggere nei giornali dell'epoca) sposo' la tesi della provocazione ordita dal Potere per rendere inutili tutti i successi della controinformazione legata alla Strage di Stato, una tesi che potremmo definire Dietrologica. Un'altra si limito' a dire che l'azione di Bertoli non rientrava nella propria prassi politica ed una ultima fetta "rivendico'" l'avvenimento come atto di rivolta individuale.

Col passare degli anni si puo' dire che la maggioranza dei compagni (sempre in base a quello che si puo' leggere sulla nostra stampa) e' convinta che Bertoli sia un "compagno che ha sbagliato". Quelli che tendevano alla dietrologia invece adesso sono piu' orientati verso una classica tesi da TGC "il Bertoli utile idiota del Potere".

Dall'altra parte invece, paradossalmente, sia il Potere che i media sono concordi nell'affermare che Bertoli non puo' essere anarchico, anzi i sostenitori piu' accaniti della TGC continuano ad inserire il suo nome nell'elenco dei sospetti gladiatori, degli infiltrati e dei provocatori al servizio dei soliti poteri occulti.

Lo stesso tipo di schieramento si ripropone all'interno del movimento anarchico ogniqualvolta vengono arrestati compagni per reati cosiddetti "comuni".

D'altro canto anche il Potere sembra soffrire di una simile sindrome ritenendo che qualsiasi avvenimento legato, in qualche modo al movimento anarchico, faccia parte di un grandissimo piano messo in piedi dalle nostre segrete strutture nazionali (ed internazionali) per abbatterlo.

6. Schemino

Abbiamo provato a riassumere in uno schema alcune delle cose che abbiamo descritto sopra relativamente agli avvenimenti degli ultimi 25 anni.

Come tutti gli schemi che si rispettano anche questo e' una semplificazione; con "epoca di inizio" intendiamo solo sottolineare che sia la TGC che la Paranoia erano gia' ben conosciute negli anni '70. Con "sostenitori" indichiamo i principali fautori delle ipotesi in questione; con "tesi e scopo" cerchiamo di riassumere le nostre idee in proposito e con "parola d'ordine" proponiamo un sistema per individuare a colpo d'occhio le tesi di fondo che possiamo trovare leggendo qualcosa su questi argomenti.

7. Continua?

Da quanto abbiamo scritto si potrebbe pensare che siamo dei decisi oppositori della TGC e della Dietrologia (per non dire della Paranoia) e, citando l'intervista al "complottista" presentata in questo numero di rAn, qualcuno potrebbe avanzare l'ipotesi che anche tutto questo articolo sia frutto di un "complotto". Poco male. Partiamo dal presupposto che esista un complotto, di grandezza mondiale, dei padroni della terra (palesi od occulti che siano) per mantenere il loro potere e per tenere soggiogata la maggior parte dell'umanita', un complotto che funziona anche grazie alla complicita' che il Potere riesce a trovare nei propri "sudditi". Questo complotto non ha bisogno di trame segrete o di agenti nascosti, si puo' servire delle stragi ma non dipende necessariamente da esse, continua ad esistere nonostante tutto perche' la forza della ribellione non riesce ad esprimersi che a sprazzi.

Il Complotto e' sotto gli occhi di tutti gli sfruttati ed il nostro problema e', piu' che cercarne le cause o descriverne con precisione i meccanismi, trovarne le vie di uscita.

Pepsy

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Nome: Teoria generale del complotto.
Epoca di inizio: preesistente.
Sostenitori: esseri umani.
Tesi: qualcuno, di nascosto, complotta.
Scopo: sventare il complotto rendendolo palese.
Parola dĠordine: Quid coniuratio est?

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Nome: Dietrologia.
Epoca di inizio: Fine anni '70.
Sostenitori: Giornalisti-Politici.
Tesi: I poteri deviati dello Stato complottano.
Scopo: Democratizzare lo Stato.
Parola dĠordine: Cui prodest?
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Nome: Contro-informazione.
Epoca di inizio: Fine anni '60.
Sostenitori: Compagni.
Tesi: Fascisti, borghesi e padroni complottano.
Scopo: Liberare i compagni.
Parola dĠordine: Colpevole e' lo Stato.
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Nome: Paranoia.
Epoca di inizio: Preesistente.
Sostenitori: Esseri umani.
Tesi: Qualcuno complotta contro di me.
Scopo: Salvarsi la pelle.
Parola dĠordine: Cosa hanno da guardare?
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distruzioni per lĠuso

Spunk Press Info

Da qualche tempo rAn e' disponibile anche nel cyberspazio, una versione della pubblicazione senza illustrazioni e' archiviata dalla SPUNK PRESS (di cui forse avete sentito parlare a Marzo anche sulla stampa di stato...).

Ecco, direttamente dai compagni che gestiscono questo archivio elettronico la presentazione del loro progetto:

"SPUNK PRESS e' un progetto editoriale anarchico indipendente. Il nostro scopo e' di raccogliere su computer materiali anarchici, alternativi e underground in forma elettronica, e renderli disponibili gratuitamente. L'archivio e' attualmente situato su Internet (una rete mondiale di computers che puo' essere raggiunta da cinque milioni di persone), ma vogliamo anche uscire all'esterno e raggiungere il mondo delle BBS, dei personal computers e tutti coloro che non hanno accesso ai calcolatori. Vogliamo aiutare editori e scrittori a convertire o produrre i loro lavori in formato elettronico e a usare i canali di distribuzione delle reti mondiali: archivi di testi su computers, liste di indirizzi per la posta elettronica, ecc. Stiamo cercando proposte di riviste, pamphlets. libri, articoli, interviste, recensioni, manifesti e altro materiale, sia recente che passato, in qualsiasi lingua. Potete inviare materiale via posta elettronica o su dischetto. Se viene usato un word processor o un pacchetto di impaginazione elettronica (DTP) potremo pubblicare il vostro materiale in tutto il mondo. Non vi costera' nulla. SPUNK PRESS e' costituito da un collettivo editoriale con membri in Olanda, Italia, Svezia, Stati Uniti e Regno Unito. Usiamo la posta elettronica per coordinare e amministrare l'archivio. Per maggiori informazioni e una copia del nostro catalogo corrente, contattare Spunk Press via posta elettronica all'indirizzo spunk-list@lysator.liu.se oppure scriverci a uno di questi recapiti: Spunk PRESS c/o ACF Freedom Bookshop 84B Whitechapel High StreetLondon E1 7QX U.K. Spunk PRESS c/o Practical Anarchy PO Box 173 84B Whitechapel High Street Madison, WI 53701-0173 U.S.A."

Per i fanatici, forniamo anche alcune delle informazioni "tecniche" per recuperare le copie arretrate di rAn:

1) tramite ftp, collegarsi con etext.archive.umich.edu, directory /pub/Politics/Spunk

2) tramite gopher, collegarsi con etext.archive.umich.edu, scegliere 'Politics', e poi 'Spunk'

3) tramite WWW, collegarsi con http://www.cwi.nl/cwi/people/Jack.Jansen/spunk/Spunk_Home.html

i files che vi interessano hanno questi numeri:

Spunk818.txt (introduzione)
Spunk819.txt (rAn n.1)
Spunk820.txt (rAn n.2)
Spunk821.txt (rAn n.3)
Spunk822.txt (rAn n.4)
Spunk823.txt (rAn n.5)
Spunk824.txt (rAn n.6)

oppure cercate nella directory "publications" e troverete una subdirectory "rAn".

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autopsie

Il complotto dei Centri Sociali: un'ipotesi

"Quando e' stato sgomberato il Leoncavallo la prima volta nel 1989, la polizia ha raso tutto al suolo con le ruspe... poi pero', hanno subito iniziato a ricostruirlo e i poliziotti non hanno fatto niente, li hanno lasciati fare, intanto il sindaco di Milano li difendeva. Ti ricordi chi era il sindaco? Piliteri, il cognato di Craxi, amico di Berlusconi, donnaiolo, amico anche di Cabassi che era un donnaiolo pure lui (te la ricordi quella modella americana? quella che aveva ammazzato il playboy?) eppoi Piliteri faceva anche l'editore, ha pubblicato anche i libri di quel drogato americano, Burroughs (lo sai che su Burroughs c'hanno fatto un libro quelli di Decoder, che vengono anche loro dai Centri Sociali?) e anche un libro di Nanni Balestrini e Primo Moroni. E, comunque, quelli li' hanno ricostruito tutto in quattro e quattr'otto...secondo te, come mai c'era tanta gente a Milano di ferragosto? e i soldi chi glieli ha dati? si sa solo che DP gli ha pagato l'affitto di due ruspe per rimuovere le macerie. e secondo te, come mai hanno buttato giu' tutto? veniva meglio in televisione, si capisce. Ti ricordi che casino che han fatto? i giornali, la TV, non parlavano d'altro. Non mi ricordo neanch'io cosa e' successo in quel periodo, di serio voglio dire, forse una multinazionale aveva comprato qualcosa. comunque, questo e' normale, si attaccano a tutto... e comunque, i soldi chi glieli ha dati? hanno fatto un capannone per i concerti grande come una cattedrale, chi l'ha pagato? io non voglio dir niente, ma te lo ricordi poi quando hanno iniziato a scrivere dei Centri Sociali, chi era l'esperto? Moroni, l'amico di Piliteri! e comunque con tutta questa pubblicita' i Centri Sociali sono iniziati a spuntare dappertutto, come i funghi - invece di fare dei collettivi di disoccupati o di studenti sono tutti finiti nei Centri Sociali. Ma te ci sei mai stato in un Centro Sociale? si drogano tutti come delle bestie, fumano gli spinelli dalla mattina alla sera! e poi si chiamano "compagni"! se fossero compagni, la mattina andrebbero a volantinare alle fabbriche e la sera farebbero le ronde proletarie contro gli spacciatori. Tanto la polizia non li controlla, li lascia stare, c'e' piu' fumo nei Centri Sociali che a Amsterdam, lo sai? gli conviene, evidente, questi si sballano e non fanno paura, ma tutta questa droga chi la paga? quelli li' non lavorano nemmeno, sono contrari. io sono favorevole a ridurre l'orario di lavoro, cosi' gli operai hanno piu' tempo per studiare, ma quelli li' sono come i padroni, sono contro il posto fisso, lavorano tre mesi e passano il resto dell'anno a drogarsi dentro i Centri Sociali. e poi lo sai chi ci va a suonare? mica i complessini locali, no, i gruppi americani. tanto ai Centri Sociali vendono anche la Coca Cola, gliene frega assai della lotta contro l'imperialismo; ma i gruppi chi li paga?

il Leoncavallo, poi, e' la storia piu' strana di tutti, c'e' di sicuro sotto qualcuno. Li hanno mandati via dalla sede storica e gli hanno dato una palazzina della Krupp (lo sai che la Krupp era l'azienda tedesca piu' invischiata con Hitler?) e c'era anche l'aria condizionata. e chi la pagava? eppoi a settembre fanno tutto quel casino a Milano e alla fine dove vanno? in un altro posto di Cabassi che era il proprietario anche del primo posto, quello che li ha mandati via e che e' anche amico di Berlusconi, e cosi' mentre la Lega litiga con Forza Italia, Formentini ci fa una figura di merda; e anche tutti quelli che difendono il Leoncavallo sono sul libro paga di Berlusconi: Salvatores fa' i film con lui e Paolo Rossi e' diventato famoso con "Via Montenapoleone" e "Hotel Montecarlo Grand Casino'", diretto dai fratelli Vanzina e prodotto dalla Penta. e' tutta una coincidenza, secondo te? eppoi quelli del Leoncavallo dicono che c'hanno 900 processi. e gli avvocati chi li paga?"

Un complotto, forse appena piu' demenziale di altri, preciso e logico come tutti, raccolto piu' o meno un pomeriggio piovoso d'autunno in treno

Peter P.

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autopsie

Intervista a un complottista

Domanda: quanto, per te, la teoria del complotto e' ricerca della verita' o controinformazione?

Risposta: secondo me, dovendo scegliere tra questi due termini, sicuramente ci si avvicina di piu' al secondo; perche' il termine "verita'" non e' un termine che uso volentieri, probabilmente tutto va relativizzato, non esiste una verita', tantomeno nelle scienze sociali, in politica. Pero' anche il discorso della controinformazione mi convince poco, perche' controinformazione prefigura una situazione in cui esiste un regime che cela la verita', in realta' il problema della comunicazione oggi non e' tanto quello che manca un'informazione alternativa a quella del potere, di informazioni ce ne sono miliardi ed e' sintomatico che sulla questione della P2 o sul caso Moro le migliori informazioni sono quelle delle commissioni parlamentari che dicono tutto e lo dicono prima che intervengano i media. Quindi perche' controinformazione? Nessuno nega che esistano certe cose, semmai si tratta di collegare tutta una serie di episodi che apparentemente possono sembrare lontani fra loro per cogliere quella che e' la complessita' di una strategia. Per esempio, negli anni settanta se non ci fosse stata una strategia organica di distruzione di certe soggettivita', non sarebbe passata - neppure in un singolo campo - una ristrutturazione della societa' italiana, cioe' non sarebbe stato possibile licenziare nelle fabbriche se la soggettivita' operaia non fosse stata distrutta anche attraverso altri fattori, per esempio, se non ci fosse stato un gigantesco spostamento dei luoghi di socializzazione verso lo stadio e la discoteca. Quindi, secondo me, se di teoria del complotto si puo' parlare, la considererei come il tentativo di comprendere la complessita' delle strategie dell'avversario, che non e' nascosta ma e' difficile da comprendere, perche' sono difficili da comprendere i legami fra delle cose che appaiono lontane e lo sono anche se vuoi, lontane, perche' queste strategie sono le risultanti di movimenti che possono essere in contrasto tra loro. Licio Gelli, Forlani, Craxi non e' che si mettono al tavolino e decidono una cosa; quello che fa comodo all'uno puo' scomodare all'altro, pero' tutte queste trame occulte portano poi ad un risultato che e' quello che, in questo caso, abbiamo visto negli anni scorsi.

D: parlando, hai fatto riferimento al termine "avversario", non denota gia' il fatto che, entrando nella teoria del complotto, fatalmente si finisce per individuare un unico avversario (lo Stato, il potere, il capitale, l'imperialismo unitario...)?

R: sono perfettamente d'accordo, pero' in questo caso, parlando anche di anni particolari, con "avversario" volevo identificare tutto cio' che si oppone a quello che era un tentativo al cambiamento della societa' italiana, cioe' le forze che si opponevano. Effettivamente e' meglio dire gli "avversari", pero' e' vero anche che c'e' stato un progetto organico che e' individuabile in alcune sedi istituzionali, extraistituzionali, talvolta illegali, che mette insieme potere economico, potere politico, mezzi di comunicazione, quindi il termine "avversario" in questo caso e' piu' scusabile.

D: non credi comunque che volendo dimostrare l'esistenza di un complotto, giocando su coincidenze e prove presunte, sia possibile dimostrare qualsiasi cosa? Per assurdo, il vero complotto non puo' essere talvolta quello di far credere all'esistenza di un complotto?

R: continuando cosi' si potrebbe dire che il vero complotto e' far credere che il vero complotto ecc. ecc.

E' vero comunque che si puo' dimostrare qualunque cosa; bisogna vedere cosa sostiene uno, quale e' il complotto in un certo senso...

C'e' un bellissimo esempio: gli interrogatori delle Brigate Rosse a Moro, quando queste insistono a chiedergli chi sono praticamente i capi di questo governo dello Stato Imperialista delle Multinazionali. Moro non e' che non glielo vuol dire, non capisce la domanda e ha ragione perche' di fatto non esiste una struttura di questo tipo; quindi non e' che questi fenomeni sociali sono diretti da una struttura illegale, magari superiore, nascosta, clandestina. Pero' e' sviante forse parlare di complotto se si intende in questo modo, penso questo pero': la dimensione occulta delle strategie di potere nella societa' italiana del dopoguerra e' quella che ha avuto senz'altro piu' preminenza. Ecco perche' forse posso essere definito "complottista", nel senso che sono perfettamente convinto che se non si comprende quello che e' successo a livello occulto, quali sono i poteri occulti che hanno determinato certi equilibri, probabilmente non si comprende quello che e' successo. Questo non significa dire che se ti casca un mattone sulla testa e' perche' sul tetto c'e' un agente segreto che te l'ha buttato, qui piu' che nella teoria del complotto si entra nella psichiatria.

Pero', secondo me, vanno comprese esattamente le cause della sconfitta del movimento degli anni '70; l'intervento dei poteri occulti qui e' stato l'elemento fondamentale, perche' ha unificato certe strategie che singolarmente non potevano vincere.

D: a proposito di anni '70. In una recente intervista, i "99 posse" hanno detto che "il movimento degli anni '70 ha fallito perche' il potere ha messo in circolazione in grandi quantita' l'eroina". Che ne pensi?

R: detto cosi' e' una grande sciocchezza. L'eroina e' una merce e quindi se non c'e' la domanda e' inutile svilupparne l'offerta, il problema sarebbe semmai di chiedersi perche' ce n'era domanda e non credo che si possa arrivare a pensare che soltanto l'induzione della domanda di punto in bianco possa aver provocato tutta quella diffusione del fenomeno dell'abuso di eroina; pero' non tutti sanno che l'eroina e' stata diffusa e favorita in maniera abbastanza deliberata e non tanto con meccanismi semplicemente di mercato, ma con meccanismi molto piu' sottili. Se io infatti comincio a parlare del problema droga prima ancora che il problema droga esista, provoco nella gente un'attenzione particolare verso la droga - ammesso che la droga esista -; questo significa che la droga puntualmente si accompagna a un desiderio di trasgressione, cioe' e' facile trasgredire usando la droga perche' il potere gia' mi ha detto che non vuole si usi la droga. Quindi in questo senso si crea un interesse; poi ci sono i meccanismi polizieschi, se comincio a perseguire coloro che consumano o trafficano droghe leggere, favorisco quelli che trafficano droghe pesanti. Poi ci sono i meccanismi di ricerca di una soggettivita' attraverso l'uso di droghe, vedi il caso tipico del movimento americano con l'LSD, che in un momento di grande trasformazione sociale, di grande incertezza, puo' favorire la tentazione di consumare queste sostanze in maniera totalizzante. Inoltre ci sono dei meccanismi per cui, ad esempio, la prima morfina che viene distribuita in Italia ha il marchio del laboratorio dell'Arma dei Carabinieri.

Parlando di droga penso che il problema droga sia stato costruito a tavolino, tanto e' vero che nel marzo del '70, quando si comincia a parlare di un problema droga in Italia, il problema droga non esiste, non c'e' ancora un tossicodipendente da eroina, vi sono dei tossicodipendenti da anfetamina, ma fino al '72 l'anfetamina non fa ufficialmente parte delle sostanze proibite ed e' tranquillamente in circolazione. [...]

Siamo di fronte a un fenomeno mondiale, ma in Italia nel giro di dieci anni i tossicodipendenti vanno da zero a mezzo milione e se si leggono pubblicazioni straniere ci si accorge che l'eroina in Italia ha avuto un peso molto superiore agli altri paesi [...]

Ci sono state delle strategie; una strategia ha vinto e il movimento ha perso, pero' andiamo anche a guardare un po' all'interno del movimento, questo non era tutto per una trasformazione rivoluzionaria della societa', c'erano settori del movimento che puntavano semplicemente ad un maggiore dinamismo sociale che [...] poi sono stati incanalati in una trasformazione, grossa, della societa' italiana [...].

Quando in questa societa' "nuova" certe opzioni si sono potute realizzare senza arrivare ad una rivoluzione sociale vera e propria, e' qui che forse il movimento ha cominciato a cadere [...] su questo certe strategie come quella dell'eroina hanno avuto la meglio. Per cui, tutti quelli che nella trasformazione della societa' italiana rimanevano ai margini hanno preferito fare delle scelte autodistruttive, anche perche' si e' innestata bene una strategia tesa a fargli fare una scelta autodistruttiva piuttosto che a recuperarli nei nuovi meccanismi di dinamicita' della societa'. A chi non ha potuto fare lo yuppi e' stata data la possibilita' di fare il tossicodipendente; pero' molti hanno fatto gli yuppi ed anche questo va detto.

D: dai "99 posse" ai Centri Sociali. Secondo alcune teorizzazioni sia marxiste che anarco-insurrezionaliste, i Centri Sociali fanno parte di un complotto ordito dal dominio per ghettizzare e controllare i settori giovanili e marginali. Dall'altra parte si sostiene che esiste un complotto del dominio per neutralizzare i Centro Sociali, sia con la repressione diretta che attraverso la loro legalizzazione; mi riferisco alle direttive europee della "Commissione Trevi" di qualche tempo fa. Ma allora, dove sta il complotto?

R: secondo me, e i compagni che lavorano nei Centri Sociali devono farci i conti, l'unico complotto e' la presenza esorbitante di infiltrati nei Centri Sociali. Non si puo' continuare a non parlare di questo problema. Nei Centri Sociali ci sono molti infiltrati: quello che comincia a spacciare, quello che semplicemente fa la spia alla polizia, quello che magari fa la piccola provocazione e che ti mette in contrasto col vicinato. Il vero "complottista" sul terreno dei Centri Sociali va a vedere queste cose.

Per il resto le cose di cui parlavi nascono dall'idea, dal terrore dell'essere recuperati che molti hanno, pero' questo terrore nasce da un equivoco di fondo e che e' il credere possibile fare cose che non possono essere recuperate [...]. Non bisogna avere il terrore, secondo me, che il potere possa giocarci sopra, perche' e' come una scacchiera: tu fai una mossa, viene fatta una contromossa e tu ti sposti su un altro terreno ancora [...] semplicemente c'e' una dialettica; il potere a volte ha piacere che i Centri Sociali esistano, perche' in citta' dove non si fa niente per i giovani, il fatto che esiste un Centro Sociale puo' dimostrare che il potere politico di quella citta', bene o male, accetta l'esistenza di un luogo di ritrovo giovanile; in altre citta' ci puo' essere un Formentini che fa la campagna d'ordine per chiudere il Leoncavallo, pero' nessuno puo' credere che il Centro Sociale possa spaventare ad esempio le multinazionali, mi sembrerebbe sciocco. Quindi non esiste un complotto su questo piano [...].

D: in Italia dal dopoguerra ad oggi e' stato un susseguirsi di complotti, sono tutti credibili o ci sono anche dei "bidoni"?

R: ci sono dei "bidoni" evidentemente, perche' quando entri nel campo delle strategie occulte, talvolta serve piu' fingere un colpo di stato o addirittura fingere il pericolo di un colpo di stato che non fare realmente un colpo di stato che poi magari e' anche impossibile. Quello che e' mancato alla sinistra e' di avere la lucidita' che c'e' stata nel '69 dopo Piazza Fontana, col libro "La Strage di Stato"; questa lucidita' e' mancata poi negli anni che vanno dal '75 all'80, in cui veramente c'e' stato un colpo di stato bianco. Il caso Moro e' il momento culminante di questo colpo di stato. E' mancato un libro come "La Strage di Stato" applicato a quegli anni. A tutt'oggi che sono passati piu' di quindici anni, nella sinistra, intesa genericamente, mancano delle interpretazioni valide di quel periodo, perche' si va dalla dietrologia alla malvagita' della gente, alla stupidita' della gente oppure allo "abbiamo sbagliato tutto"; invece secondo me si sono state delle strategie a confronto [...]. Il caso Moro e' il momento in cui si ristruttura tutto, e' il momento culminante della ristrutturazione della societa' italiana in termini giuridici, di rapporti fra i partiti, di strategie di comunicazione e pochi hanno detto le cose come stavano sulle Brigate Rosse, che erano un gruppo, piu' o meno numeroso secondo i momenti storici, sempre infiltrato, controllato e che non si sarebbe potuto permettere un'azione come il rapimento Moro se non avesse avuto alle spalle o un accordo esplicito, di cui peraltro sono convinto, o perlomeno un tacito favoreggiamento da parte dello Stato [...]. Siccome non e' possibile pensare che Moretti sia un agente segreto, altrimenti non si farebbe tutti gli anni di galera che si fara', piu' semplicemente questa gente ha scelto deliberatamente di allearsi con i "falchi" del settore dello Stato che puntava ad una ristrutturazione autoritaria, perche' dal punto di vista delle B.R. una ristrutturazione autoritaria avrebbe provocato un inasprimento della lotta politica e una radicalizzazione dello scontro; pero' non e' nemmeno pensabile che non fossero al corrente ovviamente che in via Fani c'era anche qualcuno che non era proprio un "compagno". Quindi a livelli alti nelle B.R. c'era la consapevolezza di questa alleanza con settori dello Stato di un certo tipo [...].

D: e ora in che complotto viviamo?

R: l'impressione che si ha e' quella che siamo nella guerra per bande, una logica del tutto contro tutti in cui probabilmente puo' avere la meglio chi e' che ha piu' strumenti a disposizione per gestire il consenso dell'elettorato, anche se stavolta si puo' avere la sensazione che persino gli strumenti di manipolazione del consenso siano sfuggiti o sfuggano a chi li possiede. L'aspetto piu' negativo e' che comunque il grande assente e' la gente - se si puo' usare questo termine - o l'opinione pubblica, perche' non e' forse solo un problema di classi. La piu' grande "cantonata" dell'opinione pubblica negli ultimi anni e' stata questa enorme popolarita' di Di Pietro, cioe' non riuscire a far altro che fare il tifo per i magistrati che mettono in galera i politici cattivi come se la magistratura fosse qualcosa al di sopra delle parti [...]. Nessun giudice coraggioso per quanto preparato che sia puo' incriminare tremila esponenti del regime politico, della classe dominante dal punto di vista economico, senza che lo facciano fuori [...]. Quando poi vedo il libro di Di Pietro che mi presenta la prefazione di Cossiga, ritorna fuori la natura del complottista. [...]

Forse il complotto e' che il sistema di comunicazione si e' sviluppato a tal punto che gli strumenti culturali a disposizione delle gente non funzionano piu' come barriera di difesa seppur minima.

Ringraziamo l'amico Andrea G., comunista impenitente, per la disponibilita' dimostrata nella lunga intervista, di cui - per ovvi motivi di spazio - pubblichiamo uno stralcio.

(Intervista raccolta da J.R.)

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gocce

Siamo troppi, si, gli anarchici sono davvero troppi. Se poi volessimo aggiungere al nostro numero anche gli "ex" - di cui spesso scriviamo sulle gocce - saremmo veramente una infinita'. Non si salverebbe nessuno.

Qualche mesetto fa, durante la trasmissione "il laureato" sono comparsi insieme in tv altri due ex-"anarchici". Paolo Rossi, che continua a raccontare la gag del suo vecchio amico anarchico, e che ha scritto delle sue passate esperienze nel movimento anche in qualche riga delle sue autobiografie e Michele Serra che, nel dicembre 1994, per festeggiare il 25esimo della Strage di Stato, ci ricorda, su "Cuore" le sue avventure di piccolo anarchico milanese in quegli anni bui. Sigh!

La domanda e': si diventa famosi perche' si e' stati anarchici da giovani o e' necessario abbandonare l'anarchia da giovani per diventare famosi?

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Per quelli che si fossero lasciati sfuggire la sua prima apparizione (tra le pagine del defunto "Corto Maltese") e' stata ristampata in volume una delle piu' belle storie a fumetti degli ultimi anni "V for Vendetta".

Anche se il prezzo non e' proprio dei piu' popolari, i fortunati lettori potranno anche trovare qualche notizia sugli autori dell'opera e (chicca) una decina di pagine inedite.

Raccontare la storia di "V" sarebbe fare un'offesa a tutti i suoi potenziali lettori ed a quelli che la conoscono. Vi basti sapere che la storia si svolge in UK ed e' ambientata in un futuro possibile dopo la salita al potere di un partito nazionalsocialista.

Anche se con qualche caduta di troppo nell'anarcoromanticismo bombarolo la storia regge bene per tutte le sue pagine ed i suoi personaggi sono piu' che decentemente caratterizzati.

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Quando i lapsus colpiscono ci sono poche scuse che tengano e spesso danno un giudizio impietoso di tutta una iniziativa.

A Pisa, dal 20 al 22 gennaio scorso, si e' svolto il Convegno Nazionale "Dare voce al silenzio degli innocenti", dedicato alle numerose stragi che hanno provocato qualche centinaio di morti negli ultimi 25 anni della Repubblica Italiana.

Senza volere entrare nel merito di chi ha organizzato, di chi ha partecipato o di cosa si e' detto (anche perche' non abbiamo assistito) e' invece interessante rilevare lo spirito che ha animato i curatori della documentazione distribuita ai convenuti, sono state distribuite infatti delle schede relative alle stragi contenenti i nomi delle vittime ed alcune informazioni essenziali sui vari avvenimenti. Nella scheda relativa alla strage di Milano del 27/7/93 (via Palestro), e' stato scritto "4 morti", dimenticando il nome di una delle vittime che e' stato aggiunto a penna piuttosto che rifare la stampa e la fotocopia. Il numero 4 non e' stato corretto per la fretta.

Piccolo quiz: dati quattro nomi italiani ed uno tipo Driss Moussafir, quale nome e' stato "dimenticato"?

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Il complotto in gioco. Due dei piu' interessanti giochi usciti di recente sembrano fatti apposta per gli amanti del complotto: sono "Paranoia" e "INWO" (Illuminati New World Order). Il primo e' un gioco di ruolo, nel quale si viene catapultati in un futuro remoto dove la terra e' controllata da un megacomputer ("Alpha") che odia tutti i comunisti. Lo scopo del giocatore e' quello di sopravvivere alle bizze paranoiche della macchina (che vede complotti contro di lei dappertutto) ed ai tradimenti degli altri giocatori.

Il secondo, sulla scia della moda per le carte-gioco (carte sia collezionabili che giocabili) e' la trasposizione di un preesistente gioco di ruolo ("Illuminati") tratto da una saga fantastica molto popolare negli Usa. Ci si gioca la conquista del Mondo facendo finta (?) che tutte le notizie abitualmente diffuse dai media siano vere (dagli Ufo, allo Yeti, dal complotto castrista a quello di Gheddafi). Tra i protagonisti delle carte utilizzate ci sono sia personaggi reali che invenzioni letterarie che ipotesi complottiste.

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Confusione. Uno dei sistemi per disinformare gli avversari e' quello di "fare confusione". Da tre anni, il maggior quotidiano economico italiano pubblica un supplemento, dedicato all'economia "spicciola" (la definizione e' sua): "L'economia di zio Paperone". Quest'anno il supplemento ha cambiato nome e contenuti: si chiama "Paperino nel labirinto dell'economia" e tratta temi di macroeconomia. LĠincongruenza tra il personaggio del "papero piu' ricco del mondo" che si occupa di microeconomia e del "papero piu' squattrinato dell'universo" che si preoccupa dei macrosistemi economici e' solo apparente. Ricalca infatti uno schema preciso: lo "zio ricco" puo' dare lezioni di economia domestica e il "papero disoccupato" deve avere lezioni di economia generale perche' ignora i meccanismi che sono alla base della sociata' moderna. Ma e' anche un cambiamento "di stile", cosi' mentre negli anni scorsi si poteva leggere il supplemento come una sorta di "manuale" ricco di preziosi consigli quotidiani, quest'anno sembrava piu' un corso accelerato di apprendimento delle nozioni di base dell'ideologia capitalista e del liberismo selvaggio.

Chi cerca di conforndere gli altri deve avere le idee ben chiare.

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autopsie

La Mano Nera dellĠAnarchia

In origine la MANO NERA e' il nome che si danno alcune societa' segrete anarchiche spagnole attorno al 1880; tale sigla negli anni seguenti si diffonde a macchia d'olio, dall'America ai Balcani, proiettando la sua ombra fino al fatale attentato di Sarajevo nel 1914.

Ad "importarla" nel Nord America sono, con ogni probabilita', degli anarchici europei immigrati come risulta anche da una dichiarazione del suo nemico numero uno, Joe Petrosino, il famoso tenente della Polizia di New York: "... la Mano Nera, come organizzazione vera e propria, non esiste ... Quelle che realmente esistono sono delle bande, spesso molto piccole e comunque non collegate fra di loro, che sfruttano autonomamente questo nome inventato dagli anarchici".

Nella sua simbologia tale "banda di delinquenti e anarchici" (la definizione e' del generale Bingham, capo del Dipartimento di Polizia), ricorre oltre alla mano (sovente chiusa a pugno), a simboli caratteristici della "setta anarchica internazionale" quali TESCHI e PUGNALI.

In seguito all'attentato compiuto dall'anarchico Gaetano Bresci contro Umberto I a Monza il 29 luglio 1900, Petrosino si infiltra negli ambienti libertari di Paterson, da cui Bresci proveniva, per scoprirne complici e mandanti. Al termine della sua indagine, Petrosino riferisce che il regicidio era il risultato di un COMPLOTTO ordito a Paterson da un gruppo di affiliati alla VERA Mano Nera, quella anarchica. Gaetano Bresci, secondo le informazioni raccolte dallo sbirro, era stato designato a sorte mediante l'estrazione dei numeri della tombola, come poi avrebbe ammesso un altro anarchico, Sperandio Carbone (alias Luigi Bianchi), compagno di Bresci e autore dell'eliminazione di un certo Pessina, un padrone noto a Paterson per il suo odio antisindacale.

Secondo Petrosino la Mano Nera, nata anarchica, stava degenerando per l'infiltrazione di criminali comuni, anche se molti anarchici puri continuavano a farne parte e a progettare attentati, persino contro il Presidente degli Stati Uniti, McKinley, poi effettivamente fatto fuori da un sovversivo, di origine polacca, a cui viene trovato nel portafoglio un ritaglio di giornale riguardante l'atto di Bresci.

Durante tale indagine Petrosino, famigerato per i suoi metodi violenti, sottopone ad interrogatorio Sophie Knieland, moglie di Bresci, maltrattandola pesantemente.

"Per stritolare la Mano Nera e gli anarchici", Bingham e Petrosino organizzano quindi nel 1908 una squadra speciale di agenti "con licenza di uccidere" ed operare anche fuori dalla legalita', con gli abbondanti finanziamenti elargito da banchieri, ricchi imprenditori e capitalisti tra cui, secondo alcune indiscrezioni, pure J.D. Rockefeller e A. Carnegie.

Contemporaneamente il Dipartimento di Polizia conduce, assieme ai criminologi della Cornell University, un'inchiesta, specifica sulla Mano Nera, da cui emerge lo stretto rapporto esistente tra la criminalita' italo-americana e "certe bande politiche", con un riferimento specifico alle "infami aree anarchiche tra Firenze e Bologna" (e Bresci si ricordi era di Prato).

L'anno seguente Petrosino, ormai salito alla notorieta' come scopritore di trame eversive (un giornale aveva intitolato: "I complotti degli assassini anarchici rivelati dal detective Petrosino"), si reca in Italia per una missione riservata e il 12 marzo 1909 (vigilia dell'anniversario dell'uccisione dello Zar Alessandro II da parte dei rivoluzionari russi della "Narodnaja Volja") viene ammazzato a rivoltellate (con lo stesso numero di colpi sparati da Bresci contro Umberto I).

Prima che venisse sposata la tesi dell'omicidio mafioso, gran parte della stampa americana accredita la "pista anarchica" e, a questo proposito, il corrispondente da Londra del New York Times intervista Errico Malatesta che, sibillinamente dichiara: "Posso soltanto dire che in considerazione di quanto ho dovuto subire per colpa della polizia, la morte di Petrosino mi lascia del tutto indifferente". E Malatesta, non dimentichiamo, era amico di Bresci.

I solenni funerali del celebre investigatore che si tengono a Palermo vengono interrotti dalle autorita' in allarme per un complotto ispirato da un gruppo di anarchici.

L'inchiesta sull'uccisione e' condotta dal questore Baldassare Ceola, che si era occupato di Bresci al tempo del regicidio; tra i 14 implicati nell'omicidio che fa arrestare vi e' Gaspare Tedeschi gia' schedato come anarchico, ma il vero trait d'union risulta essere Vito Cascio Ferro, ritenuto l'organizzatore del delitto e - per sua stessa ammissione - anche diretto esecutore. Cascio Ferro, prima di diventare don Vito, aveva aderito fin da giovane al movimento anarchico siciliano; nel 1892 era stato presidente dei Fasci di Bisaquino, partecipando alle occupazioni delle terre tanto da doversi rifugiare per un anno in Tunisia, per sfuggire alla repressione ordinata da Crispi.

Nel 1901 era emigrato negli Stati Uniti, divenendo ben presto l'eminenza grigia della Mano Nera e mantenendo contatti con gli anarchici di Paterson dove, accolto come un "reduce dei gloriosi moti siciliani del '92", vuole conoscere personalmente la compagna di Bresci, quella Sophie Knieland menzionata in precedenza. Tale atto di rispetto, tipico di un capo verso la donna di un affiliato "caduto", e' seguito dalla nascita di una amicizia tra i due, provata da numerose lettere.

Anche il giorno in cui Vito Cascio Ferro viene arrestato per la morte di Petrosino ha in tasca un biglietto - il cui contenuto rimane sconosciuto - scritto dalla bella Sophie, vittima a suo tempo dello "sgarbo" compiuto dall'accanito avversario dei senza-legge.

Il complotto e' servito: Bresci era della Mano Nera; quella vera.

Jean Rabe

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autopsie

Il ritorno dellĠUomo Mascherato

L'alba del capodanno 1994 sorprese i governanti messicani (dinosauri e tecnocrati, ma tutti del Partito Revolucionario Istitucional) presentando San Cristo'bal de Las Casas e molti altri comuni della parte alta del Chiapas in mano a uomini armati e mascherati, sedicenti militanti dell'Ejercito Zapatista de Liberacio'n Nacional, entita' fino ad allora praticamente sconosciuta.

La prima, scomposta reazione governativa fu: non sono chiapanechi, anzi, non sono neanche messicani. Era il solito vecchio espediente dell'attribuzione di un malessere sociale di vasta portata ad un "complotto straniero" non meglio identificato. Ma la messe enorme di immagini e testimonianze di giornalisti, di turisti ed altri fece si' che questa ingenua bugiola avesse le classiche gambe corte, e nessuno ci credette.

Dopo qualche tempo, emerse una figura destinata a diventare in qualche modo leggendaria (e forse creata apposta per questo): il sub-comandante Marcos.

Il sub-comandante Marcos rappresenta un caso tipico di applicazione della "teoria del complotto" ad uso rivouzionario.

Fin dalle sue prime apparizioni egli si attribuisce il "grado" di sub-comandante: lascia cosi' supporre (anzi, lo afferma esplicitamente fin dalle sue prime dichiarazioni) l'esistenza di uno o piu' "comandanti" per ordine e per conto dei quali egli parla e agisce. Ecco dunque creata l'idea di una sorta di "autorita' nell'ombra" che decide le mosse dell'EZLN. Questa caratteristica dellĠautorita' rivoluzionaria, o se si preferisce del "comando rivoluzionario" senza volto ne' nome conferisce a questa entita' una sorta di invulnerabilita' anche mitica. Quando, il 9 di febbraio del 1995, le autorita' messicane affermarono di aver smascherato Marcos, si resero conto di non aver ottenuto assolutamente quel successo in cui confidavano. Prima di tutto perche' apparve a molti subito evidente che si trattava di una bufala colossale, in secondo luogo perche' il personaggio di Marcos, come l'Uomo Mascherato dei fumetti, era piu' importante come personaggio che come persona. Infatti, l'identita' di Marcos non e' importante: egli e' solo un sub-comandante, non e' lui che decide, ma un inafferrabile "consiglio di guerra"; Marcos non e' un bersaglio essenziale.

Tutto cio, ovviamente, non e' vero da un punto di vista politico-militare, perche' Marcos e' una persona importantissima per l'EZLN (quanto meno ne e' il portavoce piu' capace, e presumibilmente il capo militare), ma lo e' sotto il profilo della comunicazione di massa. L'hombre del Antifaz (l'uomo col passamontagna) e' infatti soltanto il portavoce, l'espressione visibile di un complotto piu' vasto, e come tale e' invulnerabile.

Lo "smascheramento" di Marcos puntava ad un obiettivo abbastanza evidente: distruggerne l'immagine dimostrando che non si trattava di un indigeno ("la rivolta del Chiapas e' guidata da un Gallego, un intellettuale bianco che ha carpito la fiducia degli ingenui indios per trascinarli in una rivolta rovinosa per loro"); ritorna quindi sotto altra forma il "complotto dall'esterno" (senza scordare che i giornalisti piu' leccaculi continuano periodicamente ad insinuare presenze di sandinisti, guerriglieri salvadoregni, e chi piu' ne ha piu' ne metta). Ma l'EZLN, per mezzo di Marcos, ha costruito un'immagine di se' molto solida: sono le autorita' dei villaggi, quelle che hanno resistito a 500 anni di dominazioni, che decidono la politica dell'EZLN, Marcos ha scelto di battersi per loro, ed e' lui che parla perche' ha studiato, perche' sa lo spagnolo, ma non ha autorita' decisionale (la forza di queste affermazioni sta nel fatto che in buona parte sono anche vere).

Tutto questo e' possibile, ovviamente, in un paese peculiare come il Messico, dove sono molto radicati i miti rivoluzionari di Villa e Zapata (con Madero alla base dell'orgoglio nazionale, tanto che anche il governo e' in mano ad un partito che si autodefinisce "Rivoluzionario"), e dove una rivolta armata di massa non costituisce tutto sommato un'aggressione alla democrazia ma e' vista e vissuta come un modo "nazionale" di giungere alla soluzione dei problemi. Non a caso, in quest'ottica si situa anche l'autodefinizione di "zapatista" da parte del movimento del Chiapas: il buon Emiliano e' poco impegnativo da un punto di vista politico (lo slogan "Tierra y Libertad" quasi esaurisce il suo pensiero, e dagli anarchici ai trotzskisti ai senza partito un po' tutti hanno inalberato lo stendardo dell'eroe del Morelos), ma lo e' moltissimo dal punto di vista della "messicanita'", ben piu' di un Guevara qualunque, e prendere le armi in nome di Zapata e' un atto facilmente comprensibile.

Il tentativo di far passare l'EZLN come un complotto straniero si basa sulle stesse considerazioni: i messicani sono gelosissimi della loro indipendenza (il NAFTA prima e la concessione "in ostaggio" del petrolio del paese alle banche internazionali poi sono visti come un attacco diretto alla sovranita' nazionale ed un oltraggio personale da moltissimi messicani, anche benpensanti) e accetterebbero una guerra senza quartiere ne' pieta' nei confronti di una guerriglia "importata", ma nello stesso tempo esigono piedi di piombo nei confronti di un movimento armato di massa interno al paese, con il quale il governo ha l'obbligo di dialogare.

In questa specifica situazione messicana si situa l'atteggiamento del governo, che pur disponendo di rapporti di forza militari schiacciantemente favorevoli non puo' farli valere, a prezzo di trovarsi magari con tutto il Sud del paese in fermento e con un'opinione pubblica fondamentalmente avversa. Lo scontro, quindi, non e' tanto sul piano militare (dove gli zapatisti, pochi e male armati, non hanno reali possibilita' di compiere iniziative di portata rilevante) quanto su quello della comunicazione di massa. Il governo tenta quindi di distruggere l'immagine mitica del "guerrillero campesino" sottolineando che l'EZLN usa Internet ed i computer, che Marcos non e' indio ed e' addirittura laureato, che e' addestrato in Nicaragua, che riceve soldi da Cuba.

Tutto cio', finora, non e' passato. Non e' passato perche' l'EZLN ha dimostrato di saper usare molto bene i "media", e perche' l'opinione pubblica messicana ha in gran parte un livello di maturita' critica impensabile in Europa ed una sfiducia cronica in cio' che il governo ed i suoi (identificabilissimi ed identificatissimi) trombettieri affermano. L'erosione della cultura messicana e' in atto, ma non sempre compiuta: spacciare un complottino semplice semplice per fregare tutti con la solidarieta' nazionale non e' cosi' facile.

E l'Uomo Mascherato, per ora, cavalca ancora.

Panurge

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