N.ro 2

L' IDEOLOGIA TECNOLOGICA E IL CYBERPUNK
di Vincenzo Talerico

Parte del mondo underground ha sempre avuto a che fare con la tecnologia, e soprattutto con gli ultimi ritrovati della tecnologia connessa alla comunicazione: dai gruppi musicali, alle radio libere, all'uso delle attrezzature editoriali e da stampa; ma ha avuto a che fare anche con droghe, prodotte in laboratori chimici, o naturali, capaci di produrre mondi artificiali. Il cyberpunk è il luogo di incontro attuale fra questo mondo e le nuove tecnologie informatizzate. Le strumentazioni cyber o i sistemi di realtà virtuale sono costituiti essenzialmente da un casco integrale detto visette e da guanti detti data-glove collegati ad un sistema di computer che gestiscono l'ambiente. Indossando questi strumenti ci si trova in una realtà virtuale nella quale si può interagire: i data-glove permettono due sensazioni, che in tale realtà diventano funzioni, la prima direzionale e la seconda tattile, la visette permette quella visiva tetradimensionale e quella uditiva. Negli U.S.A. già ci sono dei locali tipo cinema dove è possibile attraverso tali strumenti partecipare a dei films non più come spettatore, ma come attore. Questo mondo virtuale ha, ovviamente, grande fascino anche negli ambienti del movimento antagonista e contro-culturale contaminato da oltre un ventennio di pratiche psichedeliche, e a livello letterario ciò ha prodotto un fiorire di scrittori di fantascienza che hanno creato, o contribuito a creare, questo nuovo immaginario collettivo. Qui il rapporto corpo-tecnologia non è più nella dimensione classica e razionale in cui la tecnologia era vista come prolungamento del corpo, mediatrice con la natura, ma, come già avviene nel romanzo Crash di J.G. Ballard, i due si mischiano, si confondono, così che si ha un corpo tutto intero sottomesso al marchio, al taglio, alla cicatrice tecnica, innestato e mutante, e dall'altra parte si ha anche una natura non più scindibile dall'artificiosità tecnologica, ormai senza più referenti e limiti. Anche il linguaggio, come la tecnologia, subisce tale trasformazione: le ferite simboliche, i tatuaggi, l'apposizione di una marca, il mettersi metalli sotto la pelle ecc. sono le nuove parole della nuova comunicazione di tipo iconico. Ma il cyberpunk non è soltanto un movimento o una tendenza letteraria. In tali ambienti si dice spesso che la realtà è più avanti della fantascienza. E forse è vero, o quanto meno è più complessa. Le ristrutturazioni economiche e sociali connesse con l'informatizzazione hanno accelerato quei processi di derealizzazione già in corso: la prevalente produzione di beni immateriali si coniuga con la prevalenza della finanza sul ciclo di accumulazione capitalista e con la velocizzazione delle comunicazioni connessa anche alla costruzione dei superconduttori e di altri nuovi materiali. La cibernetica e l'informatica hanno rivoluzionato la produzione industriale spazzando via definitivamente il movimento operaio come classe, o soggetto storico. La diffusione degli strumenti tecnologici di produzione su tutto il territorio, atomizzando il rapporto di lavoro, ha prodotto anche la disponibilità per i singoli soggetti di attrezzature informatizzate, che già occupavano il loro tempo di svago. Il collegamento di tali attrezzature tramite le normali linee telefoniche creano vari sistemi di rete comunicative informatizzate a livello planetario. L'informazione diventa un bene economicamente trascinante in un contesto di grande possibilità di immagazzinamento e disponibilità in tempi reali del dato. I sistemi di banche dati e di comunicazione telematica diventano il perno della struttura di potere connessa con il possesso dell'informazioni. L'individuo si trova sempre più nella condizione terminale del processo tecnicamente organizzato di produzione e riproduzione dell'intero sistema, interfacciato con esso da strumenti tecnologici. La dimensione del suo agire sociale, così, si richiude sempre più verso se stesso ed il mondo esterno è sempre più soltanto un video che quotidianamente trasmette i riti della nuova ideologia tecnologica. Questa non è più soltanto la teologia della macchina creata dall'inserimento della tecnologia nelle strategie del dominio sociale. La santissima trinità scienza-tecnologia-progresso non è più sostenibile come la tecnica figlia della scienza usata per l'emancipazione dalla fatica e dal lavoro. Ora la tecnologia è sempre più data dalla macchina politico-militare e non c'è più un progresso possibile, perché esso si presenta come - anzi, è dato dalle - possibilità di difendere la società, che è il sistema stesso, dai guasti e dalla complessità da esso stesso creati. La scienza e la tecnica sono i costruttori di realtà e l'ideologia tecnologica, soppiantando le altre, diventa la sola spiegazione del mondo: la ragione strumentale si fa manualistica, si vendono manuali su come adattarsi agli strumenti tecnologici, ma anche su come mangiare, su come dormire, su come fare l'amore ecc. ecc., insomma, su come sopravvivere in un mondo scientificamente e tecnicamente organizzato. Essendo la tecnica protesi necessaria per mediare, non più la natura, ma il mondo tecnologico, la cultura stessa divene solo acquisizione e disponibilità di informazioni. E' a questo punto che si innesca il cyberpunk come nuova attitudine sociale: un uso diverso della tecnologia: un uso sociale o antagonista. Alle strutture privatizzate e chiuse delle banche dati si contrappone una visione aperta ed orizzontale della comunicazione. Si sviluppano le pratiche che vanno dalla più semplice phone phreaking (modi per telefonare gratuitamente), al pirataggio delle software (copiature dei programmi della micro-informatica sproteggendone le copyright), all'hackeraggio (modi per entrare e saccheggiare o usare le banche dati), alla formazione di rete telematiche aperte e autogestite. A fronte della repressione statale-poliziesca che ha occupato e chiuso tutti gli spazi dell'agire sociale nascono proposte di creazione di spazi virtuali della comunicazione: fare rete significa ricostituire quel flusso comunicativo, forse, non più possibile nel sociale, ma concretizzabile nel mondo virtuale della comunicazione informatizzata. Si immagina la possibilità dell'uso delle strumentazioni cyber collegati con la rete di banche dati del mondo in modo da avere la possibilità di manipolare ciò che si presenta nell'icosfera, cioè in quella materializzazione virtuale delle reti comunicative dell'intero globo. Qui lo spazio virtuale è inteso come quel villaggio globale dove però la rete informatica, modellata rizomaticamente, rompe la direzione comunicativa dall'alto al basso, ricreando invece una comunicazione orizzontale e socializzante; dove con le pratiche di hackeraggio, sfondando le porte super blindate delle banche dati, si penetra in questi nuovi saperi accademici accumulati, svelandoli e denudandoli. Sotto certi aspetti è la stessa bramosia d'informazione che c'è nell'ideologia tecnologica. Ma c'è una certa differenza fra le due cose: l'alterità e la manipolazione decontestualizzata dei dati e dei mezzi fa del cyberpunk un immaginario aperto. Nell'immaginario cyberpunk, c'è un modo di rapportarsi con la tecnologia di volta in volta maniacale o disincantato: la tecnologia non sembra un elemento differente dalla natura, l'individuo è ancora più naturalmente un'unione di corpo e di protesi tecnologiche che lo rapportano col mondo. Qui l'uso della tecnologia, però, si inquadra ancora nella prospettiva prometeica dell'emancipazione dell'uomo: anche l'aspetto psichedelico dell'uso di mezzi (droghe) rientra in quell'ottimismo delle forze produttive dove si libererà l'uomo dalla schiavitù del lavoro e si apriranno infinite possibilità di esperienze individuali nei vari campi dell'esistenza. Però, non si capisce più chi è il soggetto: sembra che la tecnologia si ripresenti come il nuovo spirito assoluto. Anche la comunicazione è già data: è immanente nella sua virtuale materializzazione nelle reti comunicative. Ma è, quindi, possibile ipotizzare uno sviluppo della tecnologia in una prospettiva prometeica ora che esso, come si è detto, sembra essersi scisso definitivamente da un possibile progresso? Certo tutto dipende dai valori che si vorranno attribuire al progresso e alla emancipazione dell'uomo. Sta il fatto che la realtà sociale post-industriale si sta sempre più configurando come una serie di cittadelle arroccate a difesa dei privilegi offerti dalla tecnica e dallo sfruttamento planetario delle risorse (anche di quelle umane). Cittadelle super protette, sotto le mura delle quali vive l'immensa moltitudine degli esclusi che litigano per spartirsi gli avanzi buttati dalle mura. E allora ipotizzare emancipazione, liberazione dalle schiavitù, non può che voler dire insorgere anche contro la tecnologia che è strumento di tali privilegi, di tali arroccamenti. Qui, però, si insinua un'altra ingenuità della cultura moderna: la prospettiva francescana, quella che vede la natura come buona e armonica, mentre la tecnologia come funzione di dominio, di morte, di avvelenamento. Dacché si deduce un'inevitabile azione di sabotaggio e di distruzione dell'esistente, essendo ormai inscindibile la natura dalla tecnologia. Le due prospettive (francescana e prometeica) non sono però così distanti come può sembrare a prima vista: fanno parte di un unico immaginario, doppio. Si possono benissimo invertire, e infatti c'è molto Faust nell'azione sabotatrice e distruttrice, basti pensare alle inventive delle tecniche distruttive. Così come, invece, è tipicamente francescano l'immaginario della società (o comunità) emancipata dal lavoro; (o meglio, la dimensione cyberpunk è più precisamente dionisiaca: la fusione fra corpo e tecnica-naturalizzata provoca una qualche ebbrezza). Tale immaginario doppio, comunque, rimane interno al modello del divenire storico dialettico, ma ormai privato sia del soggetto sia del progresso. Fuori da queste pastoie idealiste-materialiste, rimane l'irriducibile voglia di vivere direttamente e in prima persona di ognuno, nonostante la tecnologizzata organizzazione sociale-sistemica della vita; irriducibilità che è senza storia, forse anche contro la Storia. Solo che l'affermarsi di questa voglia di vivere va a cozzare con strategie di repressione, di controllo poliziesco-militare-politico-religioso-sociale-mafioso, cosa che ci fa rendere conto che la tecnologia nelle mani del sistema di dominazione sta non solo distruggendo il mondo, ma sta soprattutto rendendo le nostre vite un inferno... Essa è sostanzialmente finalizzata a tali strategie di repressione e di controllo. Allora urgente rimane appunto il potersi riappropriare subito delle sorti della nostra vita, e siamo consapevoli che la cosa passa proprio tramite la necessaria distruzione del sistema di dominazione, e conseguentemente della sua tecnologia.

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