N.ro 1

FRAMMENTI DI VIAGGIO D'UN SORDOMUTO IN APNEA
di Pier Leone Porcu

1. L'uomo desidera in cuor suo poter contemplare il proprio fuoco domestico e crogiolarsi nel suo tepore. Quando gli capita di scorgersi ad ascoltare i suoni della notte, diventa teso come un gatto. Aspetta impaziente che la luce del nuovo giorno lo strappi alla sua angoscia, e se non fosse così, sarebbe incapace di accettare la propria isola per quella che è, anzi gli parrebbe la più terribile e insopportabile delle prigioni. E a patto che ignori può essere felice, in misura che sa, tutto ciò lo rattrista. L'illusione è l'anima della vita! E la vita non è sopravvivenza, ma esplosione di questa necessità. Vogliamo, desideriamo veder pienamente soddisfatta la nostra volontà di potenza, o meglio di illusione che è il movente che ci spinge a far qualsiasi cosa. Noi non possiamo rifiutare nulla, possiamo solo surrogarlo sostituendo una cosa con un'altra. Tutto il valore degli uomini è dato dalla loro capacità di resistenza mostrata verso le cose che più desiderano. L'orgasmo, o la previsione dell'orgasmo, fisico o mentale che sia, è l'unica cosa che realmente ci impedisce di regredire allo stadio primitivo, ci mantiene sani e padroni della nostra vita. E' ciò che ci spinge alla lotta in tutti i sensi. Vi è in questo un trinomio indissolubile che ciascun uomo persegue e vuole con tutte le sue forze: affermare il proprio diritto di godere della propria vita, della libertà e poter in ogni momento essere volto alla ricerca del proprio orgasmo. E se ci rifletti ogni altra cosa è vuota, in confronto, senza prospettiva e senza speranza. Vogliamo distruggere, per poter creare nuove situazioni di vita libere, a quale scopo? Perché vi sia forse un mondo migliore domani? Fesserie. Che ce ne importa del mondo di domani? Ma, facciamo tutto per quello che ho detto, proprio perché non abbiamo altro, lottiamo per strapparlo ed affermarlo contro tutto ciò che lo nega. La condizione umana è in sé e per sé maledettamente priva di scopo.... O forse non ci hai mai fatto caso? Certo ci vuole qualcosa di più che i differenti tipi di orgasmo per dare significato alla propria vita e allo sforzo umano, ma qui io parlo della massa. Io so, per averlo constatato, che sono pochi gli uomini che cercano qualcosa di più di quello che appare, qualcosa di più di queste misere soddisfazioni alla portata di tutti. 2. C'è qualcosa di lacerante nella fine di una esperienza! E spesso è molto dolorosa! A volte, è una sofferenza lancinante, grida e angoscia! Per quanto insignificante possa essere stata nell'apparire agli altri, è per noi come se all'improvviso tutto il nostro universo di relazioni ha cessato di esistere! E' lo svanire irrimediabilmente in un istante delle illusioni alimentate nel corso di un'intera esistenza! E' il calare in noi della notte nel dileguarsi di tutte le nostre fragili costruzioni! Lontano dal rumore della folla, dalla solita gente, dai soliti amici, dal solito ambiente, ti accorgi di aver perso parte della tua personalità esteriore. E' come se si diventasse una persona diversa, una persona quasi priva di identità, sotto certi aspetti superficiali, perché l'ambiente, tanto quello fisico che quello psicologico, è tanto differente, tanto lontano da quello che si era abituati a considerare realtà. Il cuore... il cuore SCHIANTA! La vita.... la vita AMMUTOLISCE! E tu, come un ubriaco nella notte vaghi, nell' ebbrezza di una follia colma..... colma di disperazione! Si tu ora sai come era tutto inconsistente, o più semplicemente impossibile! Ciò che tu pensavi che mai sarebbe avvenuto è invece accaduto! Gli imperscrutabili disegni del caso, nell'indifferenza del loro accadere donano agli uomini l'ebbrezza incommensurabile del delirio! 3. L'inclinazione a pasticciare, riordinare o meglio falsificare il proprio passato, è una delle caratteristiche umane più comuni, che ci sono date di poter scorgere tanto in noi che negli altri. Questo avviene ogni qual volta cessa un'esperienza con le persone che fino a quel momento hanno costituito parte importante della nostra vita. Il motivo è assai semplice sul perché si provi un tale e irrefrenabile impulso. Trovandosi in una situazione di momentaneo black-out con se stessi, si cerca di reagire attivamente, dando luogo ad un processo di decentramento della propria tensione emotivo-passionale e psico-intellettiva fino a quel momento esclusivamente incentrata sulle cose accaduteci, opponendogli ora l'insieme di tutte le nostre precedenti esperienze. Questo per far si che le conclusioni negative fino a quel momento tratte (caduta della propria presunzione o illusione sull'oggetto che costituiva la nostra attenzione), vengano ribaltate tramite questa rilettura complessiva su quel che è stata nel suo procedere la nostra intera e irripetibile esperienza. Il risultato che si persegue mettendo in atto tale operazione è quello di poter dar corso ad una interpretazione mirata riflessivamente a tracciare nuove prospettive che ci allontanino bruscamente dal tunnel buio in cui momentaneamente ci siamo cacciati. In sostanza è come sostiene Schopenhauer, che fu un uomo che seppe pensare cose profonde: il soggetto del gran sogno della vita è in un certo senso uno soltanto, la volontà di vivere. Se dopo aver soppesato il pro ed il contro sul quel che è stata fino a quel momento l'intera nostra esistenza, traiamo conclusioni in cui viene a mancare questo indispensabile presupposto: la volontà di vivere su cui motiviamo il nostro voler continuare ad esistere, ci si suicida o si vegeta! 4. La mia opinione è che siamo soli, benché non possediamo nessuna prova in contrario. E tutto quel che sappiamo di noi, degli altri e di ciò che ci circonda non sono che pure metafore, allegorie simboliche di cui esteriormente ci serviamo per strappare al silenzio della nostra propria ed insuperabile solitudine ciò che ci portiamo dentro, e a cui ritorniamo sempre. Né la scienza, né la teologia, né l'ideologia e né nessun altra cosa l'uomo escogiti, potrà mai dargli delle risposte non dico definitive, ma nemmeno parziali ai pressanti interrogativi sul senso dell'esistenza. Il pensiero analitico non fa che mettere spietatamente a nudo le insolubili contraddizioni di ogni sistema di pensiero, e esso stesso nel suo progredire appare insolubile contraddizione. Agli scienziati, ai teologi, ai filosofi, ai materialisti, agli idealisti, ecc., quel che bisogna rimproverare in sostanza agli uomini, è che accettando di definirsi entro questo o quello schema di idee, o il loro stesso sistema di pensiero per quanto singolare appaia, diventa la loro gabbia mentale. Il loro limite è il loro stesso intelletto. Chi vive imitando se stesso ne diviene schiavo, e finisce per accontentarsi di tutte le proprie affrettate e illusorie soluzioni. L'uomo non può uscire da se, né tornarvi, e in questo spazio sa solo di muoversi come un cieco in un vicolo cieco, e non per nulla dubita della propria vista. 5. La mia anima. I sentieri dell'anima sono lastricati di polvere. I labirinti della nostra parte di notte che ci portiamo dentro non hanno uno specchio. Il mondo ammutolisce in una inestricabile selva di pensieri che ci imprigionano alla ragione. Assurdo, ma questa è la mia anima, colma di tesori che nemmeno io conosco. Aboliamo tutti i valori e con essi il mondo vero e avremo congedato anche tutto il falso: a questa condizione siamo noi stessi. Creatori di noi e del mondo che ci appartiene. L'anima, l'anima non dite che è assurda, è solo senza movente, senza un fine, è l'unica cosa che è libera. Io consumo i miei delitti avendo un'anima graffiante, lo specchio dei miei pensieri. Non c'è posto per l'idea di Dio, nei miei pensieri, se sono io, assolutamente io, solo io. No, non credo in dio, eppure non sono ateo, e nemmeno agnostico: Sono io, unico e irripetibile, ragione e follia sono in me, non sapendo dove inizia e finisce l'una o l'altra. Irragionevolmente, follemente, logicamente, passionalmente sono io, che mi assalgo di pensieri e mi formo tutto. Stabilisco differenze, circoscrivo spazi, io giuoco con le mie creazioni, ma non sono innocente. Ogni Dio è un bambino, la nostra infanzia è colma di giocattoli: Parlare di Dio è ai miei occhi un parlare dei propri compagni di infanzia, senza essere mai usciti dal suo regno: l'innocenza. La mia anima si è fatta adulta, non ha più bisogno della ragione come pure di Dio, è senza movente, senza fine, non c'è un seguito, finché io sono. Il mondo è nell'esserci, nel nulla tutto è ripreso a nostra insaputa. Si è sé stessi, senza movente, e senza fine. L'assurdo mi conferisce il senso. Nulla è nulla e in qualche modo devo pur riempirlo del mio eccesso come pienezza del mio essere. Si, io ho un'anima, questo mondo posso ancora toccarlo. Non dite che è assurdo, riconoscetelo: voi siete credenti o atei, ai miei occhi animali immensamente ragionevoli: avete paura della follia che vi abita. Non avete dunque un'anima, ma solo una caterva di certezze che fa di voi degli uomini senza un'anima. Senza un sé stesso. Sé stesso, ecco la mia anima, nella rivolta. Si, io sono il principio e la fine di tutto. Solo nella rivolta esisto perché tutto potrebbe continuare così com'è al di fuori della mia presenza. Io sono del nulla tutte le cose, conferisco loro un senso, e loro nessuno a me. So di avere introdotto il senso, la mia follia, di voi non so. Senza uno specchio, per farla finita con ogni principio di identificazione, non sono un guardiano di me stesso. Il nulla? Il nulla è in me eccesso di una pienezza che sporge il proprio io dischiuso sul mondo.

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