L'AUTOGESTIONE IN MOVIMIENTO Umanita Nova Dal 7 al 10 setternbre si terr@ a Padova la @econda fiera dell'autoges@ione: se- gue la prima fiera che si svolse circa un anno fa ad Alessandria. In quell'occa- sione la vasta e variegata galassia di chi nei piu diver- si settori si cimenta nel dif- ficile ma affascinante terre- no delle utopie concrete ha avuto modo di parlarsi. stringere rapporti, scambiar- si idee e prodotti. Sono sta- ti tre giorni molto intensi, in cui si e cominciato a gettare un ponte tra chi vive in una casa occupata e chi fa com- mercio equo e solidale, tra chi costruisce una comunita agricola e chi una scuola libertaria, tra quelli impe- gnati nell'autoproduzione di libri e dischi e quanti han dato vita a federazioni mu- nicipali di base. Tre giorni sull'autogestione, ma anche tre giorni di autogestione, in cui si sono cominciate a ad intessere quelle relazioni di- rette senza le quali e impos- sibile progettare una piu so- lida rete di cooperazione e scarnbio. La fiera di Alessandria, tuttavia, lungi dall'essere luogo d'approdo d'un per- corso lungo e complesso e stata il punto di innesco di nuove e piu articolate inizia- tive, che consentissero il radicarsi di quei rapporti orizzontali che sono l'hu- mus fecondo da cui un mo- vimento Per l'aut@ge@tio- ne trae la linfa vitale. Nel mese di maggio nel convegno "AUTOGESTIO- NE E CONFLITTUALITA ' SOCIALE" si e affrontato un nodo teorico di grande rilievo, ossia il rapporto tra una prassi autogestionaria che gia ora costruisca mo- menti di gestione antiauto- ritaria nelle diverse sfere del politico e del sociale, del- I'economico e del culturale e la necessita costante del conflitto con l'ordine vi@en- Tale convegno e stato un'occasione proficua per proseguire un dibattito la cui posta in gioco @ tanto arnbi- ziosa quanto importante, poich@ mira a tracciare uno spazio teorico e pratico in cui la dirnensione diskuttri- ce e quella costruttrice del- l'anarchismo non siano con- trapposte e scisse ma diven- gano altres=EC elementi com- plementari in un processo di trasi=EDormazione sociale. Og;gi in Italia ci koviamo di fronte ad un lungo e dif- ficile processo di riartico- lazione delle strutture di potere, per il quale sta giun- @gendo a compimento il tra- passo dalla dimensione ide- ologica a quella estetica dello scontro politico. Tale passaggio che aveva avuto il propriQ punto di irlizio con il craxismo, ha subito una brusca accelerazione negli ultimi due anni. I due blocchi che cereano di aggiudicarsi la fetta piu consistente della torta appa- iono ancora fluidi, soggetti a pressoch=E9 costanti spinte centrifughe solo in parte bi- lanciate dalla necessita di alleanza imposta dal nuova sistema elettorale di stampo prevalentemente maggio- ritario. Nell'ultimo anno abbiamo assistito a nume- rosi cambiamenti di fronte che non di rado h@nno assun- to le esplicite movenze del- lo scambio postribolare. Nel sistema democratico il mito partecipativo, che pure non e mai stato molto piu che un fantasma da agi- tare in occasione dei rituali elettorali9 si e ormai comple- tamente sgretolato. La di- mensione pubblica del con- fronto e dello scontro poli- tico trova la piu compiuta modalita espressiva nel talk show televisivo, costante- mente in bilico tra la sceneg- giata napoletana ed il varie- ta del sabato sera. L@esibita arroganza del- l'uno, la studiata pacatezza dell'altro, cos=EC come il gu- sto per la provocazione, per la dickiarazione ad effetto sono componenti essenziali dello spettacolo della poli- tica. Il piu telegenico, il piu abile nel costruire e vendere la propria im@lagine vince una partita in cui poco o nulla contano i programmi ed i valori. Quanto piu rile- vanti sono le differenze di stile tanto piu si assottiglia la linea di demarcazione ide- ologica tra i diversi schiera- menti. D'altra parte in un paese in cui un governo di destra e sostenuto da una maggio- ranza di centro-sinistra nul- la, o quasi, dovrebbe piu stupire. Nell'ultimo anno amenita quali il drastico ri- dimensionamento del siste- ma pensionistico e il sabato lavorativo sono passate sen- za che significative forme di opposizione sociale mettes- ser() minimamente in crisi il minuetto della politica isti- tuzionale. La conflittualita sociale presenta un encefalograrnma quasi piatto, nonostante 1' impegno di chi @ul piano sindacale, politico e socia- le tenta di costruire momen- ti di re@istenza. Nel frattem- po le forze armate, vigoro- samente sostenute dal mini- stri della difesa generale Corcione, si preparano ad incamerare una carrettata di miliardi dalla finanziaria del '96 per meglio prepararsi al sostegno "logistico" alle operazioni ONU/NATO/ CEE (?) in Bosnia. Questo quadro che certo non pare gravido di un futu- ro troppo roseo per chi si muove in una prospettiva libertaria impone agli anar- chici uno sforzo di critica e di iniziativa non indiffe- rente, uno sforzo che a mio avviso deve prioritariarnente indirizzarsi a tracciare una dimensione progettuale ca- pace di un respiro piu am- pio, non limitata alle que- stioni contingenti. La tendenza alla fram- mentazione e alla specia- lizzazione che tropo spesso pervade l'area libertaria ri- schia talora di compromet- tere l'efficacia dell'interven- to anarchico. Un intervento che, pur mirando ad un'ef- fettualita nel qui ed ora, sap- pia tuttaYia muoversi co- stantemente nella prospetti- va della trasformazione so- ciale. La democrazia mostra oggi tutti i suoi limiti: la dimensione plebiscitaria e populista che si e venuta af- fermando negli ultimi dieci anni ne e il segno distintivo piu evidente. In questa si- tuazione i libertari non pos- sono limitare il proprio in- tervento alla pur sacrosanta critica dell'elettoralismo od alla denuncia delle contrad- dizioni dell'istituto demo- cratico. Devono e possono giocare una partita non me- ramente difensiva ma in at- tacco, sen@a chiudersi in un defatigante catenaccio. Per giocare un buon gio- co ci si deve muovere a tut- to campo, far girare la pal- la, sperimentare tattiche ine- dite. La scommessa della par- tecipazione diretta e anche l'emergere di una dimensio- ne politica non statale, non istituzionale. Quella demo- cratica e una logica impla- cabilmente subdola, poich=E9, tracciando la mappa delle liberta civili, delle liberta democratiche, implicitamen- te nega che al di la della de- mocrazia si diano liberta e politica. La liberta coincide con le liberta democratiche che costituiscono, demar- candolo, lo spazio politico. Prefigurare una sfera pub- blica non statale significa quindi alludere a luoghi fi- sici e simbolici in cui la fun- zione politica, ossia di rela- zione, incontro, scontro, mediazione tra gli individui di dispieghi al di fuori dei meccanismi gerarchici, dei meccanigmi di esclusione della democrazia. L'avocazione a s=E9 da par- te dei cittadini della facolta decisionale spezza l'identi- ficazione perversa tra poli- tico e statuale, tra civile e democratico. Non solo. Gli individui che, rifiutando la delega, scelgono in prima persona, ridefiniscono un ambito comunitario come rete di rapporti comunicati- vi, infrangono il nesso tra cittadino e utente, cittadino ed elettore, cittadino e spet- tatore. Ossia costituiscono la comune dei cittadini con- tro il comune delle istituzio- ni. La nozione stessa di cit- tadino subisce una profonda mutazione genetica: si tra- sforma in entita concreta, singolare, non e piu mero segmento indistinto in una collettivita anonima. Questo percorso, che vie- ne designato come comu- nalista o, se si preferisce, di a@lto,@o@crrlo c@ctr@istit@7io- nale consente di collocare l'opposizione alla democra- zia su un piano immedia- tamente propositivo, di ride- finire le coordinate di un in- tervento in cui si coniughi- no tensione utopica ed effet- tualita. Certo non e una via facile, poiche uno spazio pubblico non statale non e una semplice definizione te- orica e nemmeno un mec- canismo gia predisposto che e sufficiente oliare, ma un progetto che occorre sostan- ziare, riempire di fatti con- creti. Il primo passo e la co- struzione di iniziative che rendano capaci gli individui di sfuggire alla tutela ed al controllo statali. E' stato importante che lavoratori e pensionati si si- ano mobilitati per tentare di impedire il taglio delle pen- sioni: sarebbe ancora piu importante che crescessero delle forme organizzative capaci di sottrarre la previ- denza alle mani rapaci dello stato ed a quelle non meno avide del capitale finanzia- rio. E' vitale che gli abitan- ti di Foglizzo, paesino pie- montese, si oppongano alla realizzazione sul loro terri- torio di una discarica, ma e ancor piu vitale che si spe- rimentino stili di vita il cui maggior prodotto non siano montagne di rifiuti. E' piu che legittimo lottare per un salario migliore ma oc- corre anche puntare al mol- tiplicarsi di attivita che si sviluppino fuori e contro la logica della merce e del pro- fitto. L'emergere prepotente, tangibile della dimensione propositiva dell'anarchi- smo@ lungi dal depotenziarne la spinta alla distruzione dell'ordine vigente, la raf- forza, poich=E9 gia oggi prefi- gura, sia pure parzialmente, un possibile domani. Occorre tuttavia che si moltiplichino le sinergie tra i vari settori di intervento che le iniziati@e non restino ri:@cl@ do il r;aS@or- bimento nei margini di com- patibilita del sistema. La fiera dell'autogestione opera in questo senso, met- tendo in contatto realta di- verse, allargando il dibatti- to, miran@lo all'infittirsi del- le reti di collaborazione. Un movimento capace di una forte pervasivita socia- le e un movimento capace di rispondere alla voglia di li- berta ed autonomia degli in- dividui, un movimento radi- cato nella realta in cui ope- @a, lln mo@imento in cui vive e pulsa un'autentica sfera pubblica, un movimento iin cui l'autogesti@ne non sia una promessa ma unLa real- ta.